La bella notizia arriva anche prima del previsto: l’Egitto grazia Patrick Zaki, che solo ieri è stato condannato a tre anni a causa di un articolo in cui aveva parlato della condizone della minoranza copta nel suo Paese.
L’ormai ex studente dell’Università di Bologna – che si è recentemente laureato in collegamento – era stato prelevato direttamente dall’aula di tribunale dove è stata comminata la sentenza, tra la disperazione della madre e della fidanzata del giovane. Nelle ore successive si sono moltiplicati gli appelli per la libertà del prigioniero politico. La pressione internazionale esercitata sul governo egiziano ha evidentemente portato i suoi frutti.
Un verdetto che ha spinto diversi esponenti dei diritti umani ad abbandonare il “dialogo nazionale” lanciato dal governo per dare voce a tutti. La sentenza della corte speciale non era appellabile e ieri Zaki era stato arrestato immediatamente nell’aula del tribunale. Dei 3 anni, avrebbe dovuto scontare ancora 14 mesi.
L’appello di Meloni e del governo
Subito dopo la condanna per il ricercatore neolaureato all’Università di Bologna, era stata la premier Giorgia Meloni a mantenere ancora aperta la strada di una soluzione alternativa al carcere. “Il nostro impegno per una soluzione positiva non è mai cessato – aveva detto la premier – continua e abbiamo ancora fiducia”.
Sulla stessa strada aveva insistito anche uno dei legali che assiste il 32enne, Samweil Tharwat, secondo il quale ci sarebbe ancor la possibilità che Zaki possa essere rilasciato dopo un pronunciamento del governatore militare: “I verdetti del Tribunale per la sicurezza dello Stato non sono definitivi – ha detto l’avvocato – Diventano definitivi non appena il governatore militare li ratifica. Quindi il verdetto non è esecutivo finché il governatore militare non lo ratifica. L’imputato non deve essere arrestato direttamente. Tuttavia, nel caso di Patrick, il tribunale ha deciso di trattenere l’imputato in conformità all’articolo 151 della legge di procedura penale che conferisce al tribunale il potere di arrestare, rilasciare o trattenere l’imputato in attesa della decisione del governatore militare di ratificare o di annullare il verdetto o di richiedere un nuovo processo. La decisione del tribunale di detenere Patrick deve prevedere un periodo specifico, ma purtroppo non abbiamo ancora visto la decisione. La polizia ci ha informato che Patrick è là per la decisione del tribunale di trattenerlo, e non per scontare la sua pena detentiva”, ha detto riferendosi alla Direzione di polizia di Mansura.
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