Ricerca, si allungano i tempi per il rinnovo del contratto. Bernini: “Obbligati alla proroga degli assegni fino a dicembre”

Brutte notizie per il mondo della ricerca: il rinnovo del contratto nazionale slitterà ancora. Tutta colpa della nuova figura professionale che, secondo il Governo, “si va a sovrapporre a quelle già esistenti”.

Si prospettano tempi lunghi per il rinnovo del contratto della ricerca. La conferma arriva dal ministro Anna Maria Bernini che ha spiegato che sarà necessaria una proroga fino a fine anno dei contratti in essere. “Il rinnovo del contratto collettivo nazionale in materia di istruzione e ricerca sta richiedendo lunghi tempi di realizzazione che hanno reso necessaria la proroga degli assegni di ricerca da parte delle università e degli enti di ricerca fino al 31 dicembre 2023 – ha detto Anna Maria Bernini durante un question time alla Camera –  I nodi da sciogliere sono legati non solo alla definizione dell’importo del contratto di ricerca, ma a tutto il trattamento giuridico collegato”.

“La nuova figura, infatti, così come disciplinata dalla normativa vigente, rischia di sovrapporsi alle figure professionali già esistenti, con importanti ricadute in tema di contenziosi volti ad ottenere l’equiparazione economica dei lavoratori inquadrati nei ruoli al titolare di contratto di ricerca – ha aggiunto la Bernini – atteso che lo stesso riceverebbe un importo annuo superiore. Alla luce delle criticità emerse, è in corso un approfondimento più organico sull’intera questione, a tutela di tutti”.

Una notizia che di certo non farà felici i ricercatori che aspettavano ormai da tempo il rinnovo del contratto nazionale. “Noi non vogliamo in alcun modo continuare ad alimentare il precariato. Mai, soprattutto ora – ha puntualizzato il ministro Berinini – Ma al tempo stesso non possiamo nemmeno proseguire con formule giuridiche che ingessano il sistema della ricerca. È da sempre mia ferma volontà promuovere la ricerca in ogni sede, così come valorizzare e tutelare le figure professionali che ruotano attorno al mondo universitario. È il modo più efficace per garantire un sistema-ricerca capace di trattenere in Italia i giovani ricercatori ma anche di attrarne dall’estero”

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