Un lavoro sociale: ecco la parola giusta per definire l’occupazione di alcuni studenti fiorentini della facoltà di Giurisprudenza che un bel giorno hanno deciso di iniziare la loro pratica da avvocati in un modo diverso dal solito. Non si occupano delle solite pratiche né dei soliti clienti ma hanno deciso di stipulare un contatto con quelle che nella società sono considerate “minoranze”, ovvero i migranti, i meno abbienti e infine loro, i detenuti.
L’associazione di cui questi ragazzi fanno parte di chiama “L’Altro Diritto”, è nata più di dieci anni fa nel Dipartimento di Teoria e Storia del Diritto dell’Università di Firenze e da allora è in continua ascesa per aiutare gli emarginati e permettere agli studenti di fare una significativa esperienza sul campo di lavoro.
Ma conosciamolo meglio questo “Altro Diritto”. Già dalla homepage del sito, www.altrodiritto.unifi.it, si viene a contatto con lo spirito dell’associazione tramite una immagine forse più eloquente di tante presentazioni: un alberello piegato che per crescere bene è stato legato a un palo dritto e solido, e questo palo sono loro, gli studenti che fanno parte del centro; l’alberello un po’ storto tutti coloro che per indigenza, mancanza di istruzione, o non conoscenza della lingua italiana non possono e non riescono a difendersi da soli o trovare un aiuto legale adeguato.
“L’Altro Diritto”, ovvero il Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità, nasce come sviluppo dell’attività didattica e di ricerca nell’ambito dei corsi di Sociologia del diritto dell’ateneo fiorentino. L’idea su cui verte tutto il progetto è quella di dare agli studenti di Giurisprudenza un contatto vivo con le leggi, allontanandoli dai libri e permettergli di intendere la giustizia non solo come qualcosa racchiuso tra le pagine di un pesante tomo da imparare a memoria, ma come uno strumento attivo ed estremamente pratico. Il principio di fondo è che solo ponendo uno studente di fronte a un problema reale questo sentirà l’applicativo immediato del mucchio di norme che ha imparato dai libri.
“L’Altro Diritto” è proprio questo: un diritto militante, un diritto “in azione” immerso nella società, intrecciato con le vicende concrete del singolo. In più i casi con cui gli studenti si devono confrontare appartengono a, come si dice nel sito, “una faccia oscura del diritto”: quello rivolto a chi dalla società è stato escluso, come i carcerati, a chi è stato costretto da un passato difficile a vivere stando ai margini; quello rivolto agli strati più bassi della società.
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