Alzata di scudi dei rottori italiani sul progretto del Ministero di “declassare” l’Anvur, l’ente, spesso oggetto di critiche, che si occupa dei risultati degli atenei italiani e sulle cui valutazioni poggia la distribuzione dei finanziamenti pubblici delle università.
Nelle scorse settimane il capo Dipartimento del Miur, Giuseppe Valditara, aveva inviato una lettera ai rettori delle università italiane. Il contenuto? Il progetto di ridimensionamento dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario (ANVUR) accorpandolo all’Invalsi (valutazione scolastica), togliergli poteri e responsabilità. E molti rettori hanno risposto, spesso in maniera poco entusiasta.
I più strenui difensori dell’Agenzia creata nel 2006 sono gli atenei del Nord. All’inaugurazione dell’Anno accademico il rettore di Ca’ Foscari di Venezia, Michele Bugliesi, ha affermato: “La valutazione negli ultimi dieci anni è stata una dei cardini della conduzione del sistema universitario italiano e tale deve restare, così come è in tutti i Paesi dove la ricerca e l’innovazione sono strumenti fondamentali di progresso. Per essere efficace la valutazione deve rimanere riferita a soli parametri di qualità e non condizionata da obiettivi politici di redistribuzione delle risorse. Deve rimanere terza rispetto al decisore politico ed essere affidata a un’agenzia indipendente composta da pari, unici soggetti in grado di esprimere pareri competenti e affidabili“. È sorprendente, ha aggiunto Bugliesi, “che l’attenzione al mondo universitario da parte del ministro si sia rivolta alla valutazione come primo oggetto di interesse perché le priorità vere appaiono essere altre: semplificazione, programmazione stabile, risorse”. Bugliesi ha assicurato che ripeterà i concetti in sede Conferenza dei rettori, “sperando che l’orientamento generale possa essere fermo nel sostenere la causa”.
Secondo quanto ruportato da Repubblica anche il rettore dell’Università di Trieste, Maurizio Fermeglia, da un giudizio prettamente negativo alla proposta di riforma: “sarebbe molto pericoloso delegittimare una struttura, certamente imperfetta, senza avere progettato un sistema di valutazione alternativo nei minimi dettagli: se così fosse, a vincere questa partita sarebbero coloro che la valutazione non la vogliono e che si sono sempre opposti ad essa con tutte le armi possibili”. Il documento “confeziona in diversi punti affermazioni generiche”, altre che “si potrebbero facilmente ritrovare nel blog Roars“, altre ancora “ovvie per tutti quelli che hanno un minimo di confidenza con la letteratura internazionale sulla valutazione”. Ed entra nello specifico esponendo ulteriori dubbi: “Quando si propone la valutazione della ricerca dei dipartimenti fatta in modo automatico, come verrebbe realizzato tutto questo in pratica? Già adesso esiste un indicatore che è stato pensato esattamente a questo scopo, si tratta dell’Ispd, oggetto di innumerevoli critiche da parte della comunità accademica. E l’Ispd viene utilizzato nel finanziamento dei dipartimenti e nel processo di selezione dei dipartimenti di eccellenza”.
Riferendosi all’attuale attività dell’Anvur, Fermeglia chiede: “Chi potrà fare la valutazione di un numero così elevato di prodotti? Ci si affiderà nuovamente ad algoritmi oppure si chiederà alla comunità nazionale di valutare tutta la produzione scientifica? Oppure si chiederà a valutatori internazionali?”. Per concludere, “penso che il documento andrebbe semplicemente riscritto specificando fin dall’inizio gli obiettivi da raggiungere ed elencando con un grado di dettaglio molto maggiore i metodi con cui si vogliono perseguire tali obiettivi“. Punto cruciale, l’indipendenza della valutazione: “Andrebbe definito in modo chiaro il rapporto tra ministero e Agenzia di valutazione (che a mio avviso deve restare terza rispetto al ministero)”.
Ma il dibattito non ha lasciato isolato anche il Sud. L’Università di Salerno, per bocca del rettore Aurelio Tommasetti, afferma come le analisi dell’agenzia “abbiano offerto una base e uno stimolo per rinnovare modelli operativi del corpo docente e strategie efficaci per la direzione degli atenei”. Ancora: “E’ necessario conservare questo nucleo centrale di valutazione nazionale, l’autonomia e l’eccellenza dell’Agenzia di valutazione, per potere operare con efficacia e soprattutto avere dati e risultati certificati”. L’applicazione metodica della valutazione ha prodotto, sostiene il rettore, “una maggiore mentalità competitiva, più aperta e meno autoreferenziale, e si è progressivamente compresa la necessità di una verifica affidabile, priva di logiche di arbitrarietà locali. Questa dinamica è servita a confrontarsi con standard e indicatori internazionali, classificazioni e agenzie comprese, producendo un visibile miglioramento della qualità della ricerca scientifica e del reclutamento”
Si annuncia quindi un braccio di ferro tra Miur e CRUI (la Conferenza dei rettori) che sembrerebbe intenzionata a non cedere senza dar battaglia. In questi giorni proprio l’ogano che riunisce i sta elaborando un documento unitario in risposta alla lettera del capo Dipartimento Valditara e al progetto di riforma della valutazione.
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