Come si racconta una guerra? Allo Young International Forum gli inviati di guerra Barbara Schiavulli e Ilario Piagnerelli (Rai News 24), insieme alla giornalista di Rai News 24 Maria Grazia Abbate, hanno raccontato la dura realtà dei paesi in conflitto, con fatti anche crudi ma anche attraverso i sogni e le speranze di chi vi è coinvolto.
“Il mestiere di giornalista affascina sempre i ragazzi come affascinava me quando avevo la loro età, anche se è un mestiere di cui è sempre più difficile vivere oggi giorno – afferma il giornalista Ilario Piagnerelli -. Abbiamo raccontato come ci si arriva, come si lavora sul campo. Abbiamo fatto vedere alcune di queste storie: una positiva e di speranza, l’altra di dolore, con anche immagini cruente, ma hanno l’età per vederla perché essere informati anche da giovani è la base della democrazia”.
La giornalista e scrittrice Barbara Schiavulli durante il racconto della propria esperienza ai giovani dello Yif ha ricordato cosa vuol dire andare in un paese, doverne respirare la storia, la cultura e le usanze prima di poterlo raccontare. Quanto è importante lo studio a monte nel mestiere dell’inviato di guerra ma non solo. “Io credo che sia fondamentale oggi parlare ai ragazzi perché sono il futuro di questo mondo. Attraverso quello che sanno loro avverranno i cambiamenti domani, in base a quello che noi riusciamo a trasmettere andando in giro, alle volte anche rischiando, cercando di capire gli altri, noi diventiamo uno strumento per la loro conoscenza – afferma la giornalista e scrittrice -. Li ho visti attenti, quando è finito mi sono venuti a fare delle domande, l’importante è che loro capiscano che devono essere parte di quello che sta succedendo in questo momento riguardano anche loro. E il nostro mestiere è questo: un servizio sociale”.
Come districarsi tra la fitta rete social in cui si può trovare di tutto anche di un conflitto, con la produzione di chi è lì e può da subito inserire contenuti in rete. “È un momento molto complicato adesso per l’informazione – sottolinea Schiavulli – da una parte c’è un mainstream che spesso non rispecchia veramente quello che sta succedendo nel mondo perché ha una linea che non rappresenta le persone ma il potere, mentre sui social c’è tutto e il contrario di tutto. Questi ultimi possono essere negativi, ad esempio quando fanno propaganda, ma essere anche molto positivi perché adesso se stiamo assistendo a quello che succede a Gaza è perché le persone possono raccontare un massacro in diretta e questo non ci giustifica più da non conoscere quello che sta succedendo. Ci sono dissidenti, attivisti per i diritti umani, che raccontano le loro storie dove noi non riusciamo ad arrivare perché magari non ci fanno entrare. Il modo in cui usi i social può far una grande differenza e può essere assolutamente importante”, ha concluso.
Leggi anche altre notizie su CorriereUniv
Seguici su Facebook e Instagram