Sono circa 100 milioni di euro quelli che ogni anno potrebbero entrare nelle casse dello Stato grazie ad una norma contenuta nel decreto sulla Semplificazione fiscale, in discussione alla Camera. Questa darebbe la possibilità alle Università non statali di trasformarsi in società di capitali, opportunità che, da una parte, consentirebbe alle strutture universitarie di accedere a capitali privati secondo le logiche del libero mercato, ma dall’altro prevederebbe il pagamento di maggiori imposte.
A redigere una stima è stata l’Eurispes con lo studio “La trasformazione in società di capitali delle Università non statali”, un confronto giuridico e ordinamentale tra le Università statali e quelle private, ripercorrendone l’evoluzione normativa che ha man mano accentuato i caratteri distintivi degli atenei non statali.
Negli ultimi vent’anni si è registrata una moltiplicazione degli atenei non statali e a questi è stata in larga parte estesa la disciplina delle università statali, fatti salvi alcuni aspetti legati alla governance ad alcuni meccanismi competitivi nella loro regolamentazione che la legislazione recente ha introdotto. Inoltre le prime si differenziano da quelle statali per l‘origine prevalentemente non pubblica dei propri contributi finanziari, per una maggiore autonomia statutaria e per l’opportunità di ricorrere a istituti di tipo privatistico.
Nonostante queste, in qualsiasi forma giuridica, possano stipulare tutti i contratti del Codice civile, lo status degli atenei privati rimane questione irrisolta e controversa. Nella normativa vigente ne resta, infatti, pendente lo status giuridico.
Dal punto di vista fiscale, le università non statali sono enti pubblici non economici le cui attività non hanno carattere industriale né commerciale e ad oggi, nel nostro paese sono presenti 30 realtà non statali legalmente riconosciute, delle quali 11 sono telematiche, a fronte di un totale di 67 università statali. Gli iscritti complessivi agli atenei non statali italiani sono risultano essere 176.158. Lacontribuzione media negli atenei non statali ammonta a 5.034 euro annui mentre in quelli statali si ferma a 1.236 euro annui.
Tra le regioni italiane, la contribuzione media annua si alza in Piemonte a 10.060 euro, 6.554 euro in Lombardia, 3.928 nel Lazio, 3.703 in Puglia, 2.893 euro in Sicilia, 2.497 in Campania, 1.624 in Valle d’Aosta, 1.167 in Trentino Alto Adige, 1.010 in Abruzzo, 608 in Calabria.
Per quanto riguarda gli esoneri, nell’ambito non statale gli studenti completamente esonerati sono 13.420, il 9,7% del totale, quelli parzialmente esonerati sono 20.380, ovvero il 14,7%, mentre i beneficiari di borse di studio regionali sono 6.705. Negli atenei statali l’esonero completo invece riguarda 189.550 studenti, pari al 13,2%.
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