Quei brevetti chiusi nel cassetto

brevettato.gifIl sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio ha evidenziato un dato di fatto: i ricercatori italiani depositano molti brevetti per le loro scoperte, ma poi finiscono per utilizzarli troppo poco. E la situazione va affrontata senza ulteriori indugi.
«Tutto questo avviene per una serie di motivi – ha sottolineato il sottosegretario, ieri a Milano a margine della presentazione di un rapporto sulle priorità nazionali della ricerca industriale – innanzitutto non è chiara la proprietà intellettuale dei brevetti stessi, e questo è un aspetto che va chiarito. Il secondo aspetto, che deriva dal primo, è che il ricercatore che ha fatto un certo tipo di brevetto teme quasi che, utilizzandolo, vada contro gli interessi dell’università, perché non sono chiari i percorsi. Io credo che i percorsi vadano chiariti, e i rapporti tra università e industria debbano essere resi trasparenti e trasparentemente collaborativi».
Alla domanda se per risolvere la situazione serva modificare la legge sui brevetti, o se la loro scarsa utilizzazione sia dovuta alla ‘ignoranza’ dei ricercatori su come utilizzarli, Fazio ha concluso che «non è questione di ‘ignoranza’ del ricercatore, semmai è questione del sistema che non è sufficientemente oliato. Potrebbe anche darsi che convenga pensare a una normativa diversa, ma comunque questo è un problema da affrontare».

Manuel Massimo 

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