“Questo Paese può fare a meno dell’Università?”. Lanciano un appello e sperano in una riflessione accorta sul significato della formazione superiore in Italia. I rettori rappresentanti dell’Aquis, l’Associazione per la qualità delle università statali, si sono incontrati questa mattina nella sede romana dell’Ansa per proporre un al Governo di sedersi intorno ad un tavolo e parlare. Naturalmente dei “tagli indiscriminati previsti dalla manovra finanziaria” e delle loro disponibilità a collaborare per trovare una soluzione.
I tredici atenei (Università di Bologna, Università Politecnica delle Marche, Università della Calabria, Politecnico di Milano, Milano Bicocca, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Padova, Università di Roma Tor Vergata, Torino Politecnico, Università di Trento, Università di Verona, Università di Chieti-Pascara, Università del Salento), rappresentati oggi da Giulio Ballio, rettore del Politecnico di Milano, Davide Bassi, rettore di Trento, Vincenzo Milanesi, rettore di Padova, Franco Cuccurullo, rettore di Chieti-Pescara, Alessandro Finazzi Agrò, rettore di Roma Tor Vergata e Luigi Busetto, pro-rettore vicario di Bologna, chiedono quindi al Governo di considerare la realtà di ogni singolo ateneo in cambio di un atto di responsabilità da parte di ognuno.
“Vogliamo uscire dalle logiche di autoreferenzialità – spiega il rettore Milanesi – e assumere una precisa responsabilità. Vogliamo prendere un’iniziativa che chiede al Ministero dell’economia e della finanza e al Ministero dell’università, dell’istruzione e della ricerca di rivedere la logica sottesa alla manovra estiva per quanto riguarda gli atenei. Una logica di tagli indiscriminati è sbagliata, mira solo a fare cassa a spese dell’Università. C’è invece bisogno – continua – di rivedere negli atenei i meccanismi per la riqualificazione della spesa”. Insomma lo ripetono ancora: “Gli atenei non sono tutti uguali e rifiutiamo un giudizio di condanna senza appello, perché non risponde ad un’immagine obiettiva del sistema”.
“Bisogna agire subito per evitare la catastrofe – continuano i rettori – perché alcuni sono già sull’orlo della crisi e molti altri nel 2010 non saranno più in grado di chiudere i bilanci in pareggio”. Quello che propongono è, in una logica di negoziazione che credono vada ripristinata, è un patto di stabilità ateneo per ateneo, cucito su misura sulle esigenze di ogni università, per ridistribuire, non a pioggia, delle risorse che devono necessariamente rientrare rispetto ai tagli previsti dalla legge 133. In cambio gli atenei offrono responsabilità e una riqualificazione della spesa.
Anche se sono solo 13, i rettori Aquis vogliono proporre una soluzione che risollevi le sorti di tutti gli atenei italiani. Già quando è stata fondato, lo scorso marzo, fu additata come un gesto di secessione dalla Crui, la Conferenza che rappresenta tutto il sistema universitario italiano. E ancora una volta gli “atenei volenterosi” (come si definiscono) mettono in evidenza l’inadeguatezza della Crui nel proporre soluzioni al Governo.
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