Compravano frigoriferi con il bonus insegnanti

Tagli in arrivo alla Carta docenti dopo la scoperta di numerose truffe

Il bonus insegnanti non è stato elargito a settembre come di consueto e i docenti sembrano essere sul piede di guerra. La misura, prevista dal governo Renzi nel 2015 per la formazione docenti, pari a 500 euro – cumulabili a mille – è diventato negli anni un modo per arrotondare lo stipendio con acquisti che poco o nulla avevano a che fare con le indicazioni iniziali. Dagli hardware, software, libri, biglietti teatrali, cinema, corsi di formazione, in questi ultimi anni gli acquisiti in molti casi sono passati ad elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, proiettori, smartphone, stampanti, fotocamere o scanner. Tutto questo incorrendo in una serie di reati come “l’indebita percezione di erogazioni pubbliche” recentemente contestato ad alcuni insegnanti del Cosentino su cui si è espressa la Cassazione.

La storia del bonus insegnanti

L’iniziativa lanciata quasi dieci anni fa è costata 3, 437miliardi di euro. La riduzione da 500 euro a 415 euro, già ventilata con il governo Draghi, e anche con quello Meloni, sarebbe confermata dato che è aumentata anche la platea dei beneficiari grazie ad una norma del decreto 69/2023, con cui la card era stata riconosciuta anche ai supplenti fino al 31 agosto. Poi, una serie di sentenze ha esteso il beneficio anche ai precari con un contratto di alneno 180 giorni o fino al 30 giugno (c’è chi si è visto recapitare anche gli arrestati). Il governo sta meditando addirittura di togliere l’incentivo: troppi i casi di acquisto improrio, troppi i verbali della Guardia di Finanza e della Consap in tutto il territorio nazionale. Oggi l’annuncio ufficiale dopo una riunione con i sindacati.

Le spese

Fotografando gli acquisti usati realmente con il bonus insegnanti per la formazione, infatti, si può vedere come per corsi di formazione sia stato speso solo il 3,08% dei quasi 3,5 miliardi elargiti. Appena lo 0,44% è stato investito per corsi di formazione finalizzati alla laurea, l’1,60% per i corsi post laurea e i master, per le certificazioni appena lo 0,11%. Sono poi davvero pochi gli insegnanti che hanno pagato con la Carta docenti mostre, lo 0,86%, musei e teatri (1,48%), e cinema (0,5%). Rimane alta invece la percentuale di acquisto in libri e testi, 23,84%, mentre quella che la fa da padrona è la spesa hardware e tech con il 67,76%.

Come si è riusciti ad acquistare beni non previsti come elettrodomestici? Presto fatto. In teoria si acquistava un bene previsto, lo si restituiva qualche giorno dopo lamentando un malfunzionamento e il negoziatore, spesso compiacente, emetteva un buono pari al valore non vincolante che veniva usato per acquistare altro. Nelle sentenza di condanna non sono pochi gli esercenti costretti a pagare sanzioni fino a decine di migliaia di euro. La colpa? Il controllo praticamente inesistente di Consap, la società in house partcipata al 100% dal Mef nata nel 1993 da una costola dell’ex Ina, cui è destinata la fatturazione elettronica che trasforma i 500 euro della Carta docenti nel voucher per l’esercente, senza rilevanza ai fini fiscali.

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