Chiusa l’Università di Treviglio. L’intervista: “E’ tutta colpa della riforma Gelmini”

Chiusa l'Università di Treviglio

Una foto ricordo, un sorriso, la corona d’alloro. Poi tutto finisce. Si è conclusa con 8 lauree il 17 luglio l’esperienza dell’Università di Treviglio. Dal 2004 al 2011 la sede ha ospitato quasi 600 studenti, di cui più di 160 sono riusciti a raggiungere il traguardo della laurea.

Le ristrettezze economiche e, soprattutto la riforma Gelmini, hanno costretto l’Ateneo a chiudere i battenti. Sulla questione abbiamo intervistato la professoressa Laura Viganò, docente ordinario presso l’Università di Bergamo e preside della Facoltà di Economia.

Dal 2005 ad oggi la sede di Treviglio ha ospitato 563 studenti: cosa ha portato alla chiusura?

Si tratta essenzialmente della riforma Gelmini. Tenere corsi in una sede differente da quella di Bergamo con un curriculum in più, stante la richiesta di stretti requisiti minimi di docenza per ogni corso di laurea e curriculum e per ogni sede aperta, ha reso la nostra offerta formativa insostenibile dal punto di vista normativo: il nostro Ateneo non aveva un numero sufficiente di docenti di ruolo per garantire l’apertura di Treviglio.

Se dovesse dare un messaggio agli studenti e alle studentesse della sede, cosa direbbe loro?

Direi che coloro che hanno avuto l’opportunità di accedere all’offerta formativa di Treviglio devono considerare il valore aggiunto di questa possibilità ed essere grati per questo alle persone che hanno deciso di intraprendere questa scelta strategica: l’allora rettore Castoldi, il preside della facoltà di economia che mi ha preceduto, prof. Amaduzzi, e, per parte trevigliese, il sindaco e  il presidente della BCC. La BCC ha svolto un ruolo fondamentale in questo progetto.  Ovviamente, capiamo bene il disagio di chi non potrà più fruire di questa opportunità ma le condizioni esterne non ci sono più, come ho spiegato. Peraltro, stiamo facendo il possibile per agevolare coloro che ancora devono sostenere esami affinché, se ne sussistono le condizioni, lo possano ancora fare a Treviglio.

 convegno microfinanzaCosa le rimane dell’esperienza di Treviglio?

L’esperienza di Treviglio e’ stata certamente di grande soddisfazione, in termini di studenti iscritti e del loro manifesto gradimento per questa nostra scelta, e anche per il coinvolgimento degli attori locali, la BCC in primis, che hanno contribuito a integrare l’iniziativa universitaria nel territorio. L’università ha fatto il possibile per mantenere aperto questo canale, sia valutando attentamente le eventuali soluzioni offerte nell’ambito della riforma Gelmini, rivelatesi poi nulle, sia elaborando altre proposte formative e di ricerca. In effetti, non tutto si esaurisce nell’offerta di corsi di laurea. Attualmente abbiamo in essere un progetto di ricerca denominato “laboratorio del bene comune” nato dall’iniziativa di attori importanti del territorio della Geradadda:  sindacati Cgil, Cisl e Uil, forum del terzo settore, associazione artigiani, consorzio di cooperative sociali cum sortis, fondazione cassa rurale di Treviglio, centro servizi bottega del volontariato della provincia di bergamo (csv) hanno focalizzato la loro attenzione e la loro  sensibilità nei confronti del futuro di questi territori e si sono fatti promotori di incontri con la comunità locale. Hanno poi coinvolto l’università in un progetto di ricerca-azione finalizzato proprio ai cittadini del posto, per permettere loro di sperimentare forme di responsabilità condivisa e di presa in carico del proprio territorio e dei processi che lo interessano in maniera integrata e coordinata . Questo progetto e’ stato frutto di un intenso lavoro di preparazione in cui come università ci siamo impegnati a fondo, anche economicamente.

Peraltro, il fatto che la nostra facoltà  non abbia avuto sufficienti docenti di ruolo da mettere in campo per far sopravvivere il corso di laurea a Treviglio testimonia anche la parsimonia con la quale abbiamo gestito le nostre attività. Credo che, nonostante siamo da sempre caratterizzati da un numero basso di docenti di ruolo rispetto ad altri Atenei, la qualità di ciò che offriamo sia molto elevata e ne e’ prova la dinamica del numero di iscritti ai nostri corsi di laurea. Gli studenti possono comunque contare su di un corpo docente presente e attento alle loro esigenze. Purtroppo, questo nostro essere virtuosi non ci ha consentito di tenere aperta la sede di Treviglio; sta tuttavia consentendo al nostro Ateneo di risentire meno di altri dei pesanti tagli ai finanziamenti alle università. E in questo periodo, poter programmare didattica e ricerca per i prossimi anni è un lusso che altri atenei rischiano di non potersi permettere.

 

Raffaele Nappi

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