Bullismo in classe: scuola condannata a pagare 60mila euro

La vittima, un’ex alunna, era stata costretta a cambiare istituto. Per i giudici i prof dovevano agire prima.
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Una scuola di Pescara è stata condannata a risarcire un’ex alunna che subì atti di bullismo in classe: è quanto ha stabilito la Corte d’Appello dell’Aquila che ha confermato la sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Pescara che aveva stabilito un risarcimento di 60mila euro. A pagare sarà la scuola perché “i professori, di fronte a episodi di bullismo, non hanno ritenuto opportuno adottare misure idonee a salvaguardare l’incolumità della vittima”.

Vittima una studentessa

A citare in giudizio l’istituto scolastico erano stati i genitori dell’alunna. I fatti risalgono all’anno scolastico 2014-2015. All’epoca la giovane, che frequentava la terza media, per mesi fu vittima di offese e vessazioni da parte di un compagno di classe. Il protagonista di quegli episodi fu sospeso per una settimana, ma la ragazza decise comunque di cambiare scuola. A causa di quegli episodi di bullismo, però, la giovane iniziò a manifestare disturbi di vario genere, che sfociarono in una vera e propria patologia psicofisica, diagnosticata come disturbo post-traumatico da stress reattivo a situazioni di violenza subita e riferita.

Responsabilità dei professori

Secondo la Corte d’Appello, così come riporta il quotidiano “Il Centro”, quegli episodi “costituiscono, per la loro ripetitività e intenzionalità, veri e propri atti di bullismo. Eppure, i professori, e dunque la scuola, hanno deciso di intervenire soltanto a seguito della denuncia della studentessa, allorché la violenza verbale si era ormai inesorabilmente perpetrata e cristallizzata”. Per i giudici la scuola avrebbe dovuto tutelare la minore, adempiendo all’obbligo di controllo e vigilanza prima che si verificasse la situazione di pericolo, e non intervenendo in un momento successivo”.

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