Il Governo ha approvato, non senza difficoltà, il Ddl Gelmini sull’università, una riforma che smantella di fatto l’università pubblica italiana.
I principali punti della riforma universitaria che come movimento studentesco da mesi contestiamo riguardano il profondo attacco al diritto allo studio, con un taglio del 90% delle borse di studio e l’introduzione dei prestiti d’onore, una vera e propria forma di indebitamento per gli studenti; la riforma della governance universitaria che permette l’ingresso dei privati all’interno dei Consigli d’Amministrazione degli atenei; la scomparsa della figura del ricercatore a tempo indeterminato, con la conseguente estensione del precariato a tutti i nuovi giovani ricercatori.
Questa riforma inoltre ha un problema a monte: essa si fonda infatti sui devastanti tagli della Legge 133 del 2008, 1,3 miliardi di euro sottratti al Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle università pubbliche. Questi tagli hanno fatto precipitare il sistema universitario italiano in una situazione di profonda crisi, hanno contribuito ad un’evidente peggioramento della qualità della didattica, hanno ridotto le borse di studio ed i servizi per gli studenti; inoltre stanno tutt’ora impedendo l’assunzione di giovani dottorandi e ricercatori, favorendo così il baronato universitario e la conservazione della attuali caste all’interno dell’università. Altro che lotta al baronato!
Questa riforma non è affatto passata in sordina, gli studenti sono almeno due anni che scendono in piazza in tutta Italia con enormi manifestazioni. Ne sono prova le ultime due straordinarie giornate di lotta, quella del 14 e quella del 22 dicembre. Due giornate che, a differenza di quanto dicono i principali organi di stampa, sono in netta continuità tra loro. Non ci sono buoni e cattivi, non esistono violenti e non-violenti. L’unica verità è che in questi mesi in piazza ha manifestato un’intera generazione stufa di non essere ascoltata e di veder calpestati i propri diritti.
Il 14 dicembre 2010 abbiamo detto basta all’indifferenza del Parlamento nei confronti delle nostre rivendicazioni. Il 22 dicembre 2010 invece abbiamo dimostrato di essere più intelligenti dei nostri governanti, più saggi di Maroni e Gasparri e le loro folli proposte, come il Daspo e gli arresti preventivi.
La riforma è stata approvata, ma la rivolta degli studenti di certo non si fermerà. Impediremo che il Ddl Gelmini venga applicato nelle nostre università: bloccheremo ogni tentativo di ingresso dei privati nei nostri atenei, impediremo i tagli alle borse di studio e qualsiasi tentativo di aumento delle tasse universitarie.
Soprattutto non ci limiteremo nel fare opposizione a questa riforma. Il movimento nelle ultime settimane è diventato molto più ambizioso e consapevole delle proprie possibilità. Vogliamo legarci con gli altri settori in lotta di questa società, a partire dai lavoratori e le lavoratrici.
Vogliamo uno sciopero generale unitario a partire dai primi mesi del nuovo anno, per rilanciare le mobilitazioni ed unificare l’intera opposizione sociale.
Continueremo dunque a lottare, perché abbiamo un futuro davanti a noi da costruire e vogliamo farlo a partire da un radicale cambiamento dell’intera società.
Auguriamo dunque buon Natale al Governo ed al Ministro Gelmini, ma non possiamo promettere loro un felice anno nuovo. Perché ci saremo noi, ogni singolo giorno, a ricordare che c’è chi lotta per una società migliore, più giusta, della quale loro non fanno parte.
Coordinamento Studentesco AteneinRivolta
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