L’Università di Harvad non discrimina gli studenti. Lo ha stabilito un giudice federale della Corte di Boston, respingendo le richieste di un’organizzazione conservatrice che accusava la prestigiosa università americana di discriminare i candidati asiatici. Con una sentenza di 130 pagine, il giudice ha definito “molto buono” il processo di ammissione e la selezione dell’ateneo, conforme e adatta a garantire la diversità dei propri studenti.
Il caso era stato presentato nel 2014 da ‘Students for Fair Admissions’, un gruppo guidato dall’attivista bianco conservatore Edward Blum, che in precedenza aveva già attaccato l’Università del Texas. Il gruppo sosteneva che Harvard favorisse i richiedenti afroamericani e ispanici rispetto agli studenti asiatici con voti simili. Secondo i querelanti, la cui denuncia era sostenuta dall’amministrazione Trump, ammissioni basate solo sui voti avrebbero comportato una più consistente presenza di studenti asiatici.
La decisione del giudice federale Allison Dale Burroughs, era molto attesa. Sebbene il processo di ammissione di Harvard “non sia perfetto”, ha detto, “la Corte non smantellerà un ottimo programma che soddisfa i criteri costituzionali, solo perché potrebbe essere migliore”. “Per ora”, ha aggiunto, “è giusto considerare la razza come elemento perché si formi un corpo studentesco diversificato. La ricca diversità di Harvard e i benefici che derivano da tale diversità, favoriscono la tolleranza, l’accettazione e la comprensione”, ha affermato il giudice.
L’ateneo ha sempre negato qualsiasi discriminazione nei confronti degli studenti asiatici, difendendo però i propri criteri di selezione, più ampi rispetto alla sola considerazione dell’eccellenza accademica, per esempio viene valutata la personalità. Secondo i documenti presentati durante il processo, gli studenti di origine asiatica tendevano ad avere una valutazione più bassa rispetto ad altri su questo criterio. Durante il processo civile di tre settimane e che si è svolto senza giuria, l’Università ha fatto notare come la percentuale degli studenti di origine asiatica ammessi fosse aumentata sostanzialmente dal 2010.
Secondo l’avvocato di Harvard, William Lee, la sentenza rappresenta “una vittoria significativa” per tutte le scuole. Perché quella di ieri è stata una sentenza soprattutto politica. Molti avevano letto nella causa come un nuovo attacco alle politiche di “azione positiva” di molte università americane, che avvantaggiano minoranze etniche socialmente più svantaggiate, come gli afroamericani e gli ispanici.
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