I precari possono dormire sonni tranquilli: il decreto per i non abilitati si farà, parola di Lorenzo Fioramonti. Voluto dalla Lega, annunciato dall’ex ministro Bussetti a due giorni dalle Europee e poi bloccato dalla caduta del governo gialloverde, è stato ripristinato dal capo di Viale Trastevere: riguarderà circa 55mila professori che hanno alle spalle almeno tre anni di servizio. I primi 24mila, scelti per titoli e una prova scritta al pc, riceveranno una cattedra, gli altri avranno comunque l’abilitazione, titolo che garantisce una corsia preferenziale per l’assegnazione delle supplenze. Parallelamente dovrebbe partire anche il concorso ordinario, per circa altri 25mila posti, atteso da tre anni, ma con tempi forse un po’ più lunghi.
Questo nuovo concorso straordinario è un’idea soprattutto dei sindacati, che lo chiedono da circa un anno per far fronte alla carenza cronica di vincitori e dare una risposta alle esigenze dei precari. La Lega, il senatore Pittoni e il ministro Bussetti in particolare, ne avevano sposato la causa e questa è stata anche la ragione principale del destino incerto del provvedimento: prima l’accelerazione improvvisa sotto elezioni, poi lo stop, dovuto alla perplessità del Movimento 5 stelle che chiedeva più attenzione al merito, mentre la procedura ipotizzata dalla Lega avrebbe promosso tutti, senza sbarramento.
Dopo settimane di trattative il ministro Fioramonti ha trovato una nuova intesa coi sindacati: il concorso straordinario è salvo, solo leggermente modificato, proprio in direzione delle richieste del M5S (condivise anche dal Pd). La novità rispetto alla precedente bozza è l’inserimento di una prova scritta, comunque semplificata e da svolgere al computer: si passa col punteggio minimo di sette su dieci. Quelli che risulteranno nelle prime 24mila posizioni della graduatoria formata con la valutazione dei titoli (in particolare dell’anzianità di servizio) saranno assunti: dovranno comunque svolgere al termine dell’anno di prova un orale, la simulazione di una lezione davanti a una commissione, ma di solito è una formalità. Gli altri, che hanno raggiunto l’idoneità del punteggio ma non rientrano fra i vincitori, potranno accedere a dei corsi universitari e ricevere l’abilitazione, titolo prezioso per lavorare nella scuola. Il Ministero ha dunque deciso di riunire il concorso straordinario e i cosiddetti Pas (Percorsi abilitanti speciali) in un’unica procedura, per snellire i tempi.
Per certi versi si tratta a tutti gli effetti di una sanatoria: ne beneficeranno docenti che non sono abilitati, ma negli anni passati hanno avuto la possibilità di partecipare a concorsi e Tirocini (senza passare); mentre andrà inevitabilmente a discapito dei neolaureati, per cui ci saranno meno posti a disposizione nel prossimo bando ordinario. Di sicuro però la procedura servirà a rispondere alla mancanza di docenti nelle scuole: una vera e propria emergenza, visto che anche quest’anno oltre 30mila assunzioni delle 53mila autorizzate sono andate a vuoto, per mancanza di docenti nelle graduatorie, che specie su alcune materie e in alcune Regioni settentrionali sono esaurite (mentre sono decisamente più ingolfate al Sud, ad esempio). Proprio il flop delle immissioni in ruolo è una delle ragioni che ha sbloccato l’intesa e per cui il provvedimento dovrebbe avere tempi rapidi: approvazione il prima possibile, bando e poi subito la prova, forse addirittura già in autunno. L’obiettivo è stilare le graduatorie a inizio 2020 così da poter assumere la prossima estate i vincitori e sopperire all’emergenza, come spiega proprio Fioramonti: “L’obiettivo è chiudere il percorso del concorso straordinario entro l’inizio del prossimo anno scolastico: il 1° settembre 2020 voglio avere almeno 24mila insegnanti in ruolo”. Poi sarà la volta del concorso ordinario.
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