Per la prima volta nei suoi cento anni di storia, l’Università di Trieste avrà una Rettrice. Donata Vianelli, economista e professoressa ordinaria di Economia e Gestione delle Imprese, è stata eletta con 552 voti, un risultato significativo, accompagnato da un’affluenza altissima, pari all’89,20%: +10% rispetto alle elezioni del 2019. «Un messaggio positivo per tutta la nostra comunità e per il territorio. Io la prima rettrice donna in più di un secolo. Ad oggi tra i docenti ordinari solo il venti per cento è donna», ha commentato Vianelli.
Un mandato all’insegna del lavoro di squadra, della semplificazione e dell’internazionalizzazione
«L’università è un ambiente molto complesso – ha spiegato la neoeletta Rettrice – lavorerò su tanti ambiti. Ho dei valori molto fermi: semplificazione e sburocratizzazione. Siamo in un contesto pubblico con norme precise, ma dobbiamo cercare di ottimizzare, cambiare e semplificare dove è possibile». Accanto all’efficienza amministrativa, Vianelli mette al centro il lavoro di squadra e il benessere della comunità accademica: «Un ambiente di studio e di lavoro motivante e valorizzante per tutti, docenti, personale e studenti». Il programma di Vianelli nasce da un ampio ascolto della comunità universitaria. «La prima caratteristica di un buon governo è l’ascolto – afferma – poi bisogna saper decidere velocemente e districarsi nella complessità. Terzo punto: una leadership positiva, inclusiva e ottimista». Proseguendo il lavoro del rettore uscente Roberto Di Lenarda su intelligenza artificiale, data science e sostenibilità, la Rettrice vuole rafforzare la dimensione internazionale dell’ateneo: «Guardando al futuro, puntiamo a un’internazionalizzazione attiva, in collaborazione con partner europei ed extraeuropei».
«La didattica è innovativa solo se si fonda su una continua ricerca»: un’università che risponda ai problemi reali
Tra le proposte più innovative, la Rettrice segnala l’idea di uno science store, uno spazio in cui i cittadini possano porre le loro domande direttamente ai ricercatori: «noi qui facciamo ricerca. Se l’università vuole essere rilevante, deve rispondere ai problemi reali di tutti noi. La didattica è innovativa solo se si fonda su una continua ricerca».
Un ricordo personale: la maturità del 1986
Non manca un ricordo personale legato agli anni da studentessa: «Mi ricordo che avevo paura alla mia maturità, anche se ero molto preparata. Era il 1986, frequentavo il liceo Oberdan qui a Trieste. C’era un compito di matematica difficilissimo e un’interrogazione con una commissaria esterna piuttosto ostica. Ma sono queste sfide a renderci più forti». Così come la sfida che la aspetta dal 1° agosto 2025, quando siederà sul gradino più alto dell’Ateneo per i prossimi sei anni.
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