Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar Lazio che a gennaio aveva messo a repentaglio l’immatricolazione di migliaia di studenti di Medicina per l’anno accademico 2023/2024, contestando la validità dei test di ingresso.
Il Tar aveva precedentemente definito “illegittimo” il criterio di attribuzione del punteggio equalizzato, sostenendo che non garantisse una valutazione omogenea delle prove e una selezione basata sul merito.
Il punteggio del Test di Medicina
Il punteggio equalizzato, al centro della controversia, è calcolato sommando il punteggio ottenuto nelle risposte ai 50 quesiti del test con un ulteriore punteggio determinato da un coefficiente di equalizzazione. Quest’ultimo, basato su un modello scientifico, mira a compensare le differenze di difficoltà tra le diverse prove, considerando la possibilità per i candidati di ripetere i test e la variabilità dei quesiti, estratti da una banca dati di 1700 domande. L’obiettivo è garantire parità di condizioni a tutti i partecipanti.
Il Consiglio di Stato, annullando la sentenza del Tar, ha sottolineato che il coefficiente di equalizzazione è fondamentale per riequilibrare la posizione di ciascun concorrente. La sua razionalità, secondo i giudici, risiede nel criterio statistico utilizzato per misurare la difficoltà di ogni quesito. “Il modello scientifico alla base del sistema di attribuzione dei punteggi equalizzati è stato concepito in funzione della ripetibilità delle prove”, si legge nella sentenza. “L’equalizzazione trova il proprio fondamento razionale in un inoppugnabile e non contestato sistema di misurazione della difficoltà dei quesiti avente base statistica“.
La decisione del Consiglio di Stato
La decisione conferma l’ordinanza cautelare di aprile, che aveva già sospeso la sentenza del Tar, riconoscendo la correttezza del sistema di equalizzazione. A maggio, il Ministero, in ottemperanza a tale ordinanza e al dl 19/2014, aveva confermato la possibilità di iscrizione nella graduatoria nazionale per i candidati che avevano sostenuto il test nel 2023, anche per l’anno accademico 2024/2025.
Leggi anche altre notizie su CorriereUniv
Seguici su Facebook e Instagram