Per il 77% degli studenti le discipline STEM offrono più possibilità di impiego

Il 57% preferisce un modello ibrido di istruzione universitaria, con una equilibrata combinazione tra lezioni in presenza e in live streaming

Il 63% degli universitari italiani ritiene che una laurea in discipline tecniche, digitali o informatiche offra maggiori opportunità di lavoro rispetto a tutte le altre, a dimostrazione dell’importanza delle competenze STEM nell’ottenere più possibilità di impiego al termine del ciclo universitario. Si tratta di una preferenza che non viene espressa solo da chi frequenta i corsi di laurea in questo ambito ma anche da studenti di facoltà umanistiche I laureandi, inoltre, hanno le idee chiare anche sulle diverse modalità per frequentare i corsi: il 57% preferisce un modello ibrido di istruzione universitaria, con una equilibrata combinazione tra lezioni in presenza e in live streaming, oltre a contenuti digitali asincroni a cui accedere in qualunque momento. Vigendo però ancora in Italia questa polarizzazione tra università in presenza o atenei online (11 nel nostro Paese), il 73% degli universitari dichiara che sarebbe disposto a frequentare percorsi di formazione universitaria esclusivamente online se fossero di qualità riconosciuta; potendo idealmente rifare la scelta legata al percorso di laurea, il 44% degli studenti si orienterebbe non più verso un’università fisica bensì verso una online, sempre a condizione che questa sia di qualità.

Il rapporto

I dati emergono da una survey di OPIT – Open Institute of Technology, Istituzione accademica accreditata a livello europeo, realizzata su un campione di 1500 studenti maturandi e universitari appartenenti alla community di Docsity, la piattaforma di condivisione di documenti e contenuti di interesse studentesco con più di 15 milioni di iscritti. La ricerca è stata presentata nel corso dell’evento L’istruzione universitaria nell’era dell’Intelligenza Artificiale che ha avuto luogo a Torino allo Spazio35 presso il Grattacielo Intesa Sanpaolo. Moderati dal giornalista Enrico Pagliarini, si sono confrontati il professor Francesco Profumo, Rettore di OPIT (Open Institute of Technology) ed ex Ministro dell’Istruzione, Elena Bonfiglioli, Global Business Leader di Microsoft, Germano Buttazzo, senior manager per il settore Academic di LinkedIn, Alessandro Risaro, fondatore di DataPizza e Riccardo Ocleppo, fondatore di OPIT e di Docsity.

“La ricerca ci ha offerto una panoramica dettagliata sulle aspettative e le preferenze degli studenti riguardo l’istruzione universitaria” – ha spiegato Riccardo Ocleppo, fondatore e direttore di OPIT. “Gli atenei oggi sono chiamati a rispondere in tempi rapidi alle esigenze di formazione in discipline innovative con modalità di erogazione ibride. Questa transizione potrebbe essere facilitata da partnership tra università tradizionali e nuove istituzioni online di qualità e innovative come OPIT. Oggi il campo dell’education offre diverse possibilità e soprattutto modelli di insegnamento universitario d’eccellenza, accreditati e, allo stesso tempo, innovativi e in linea con le richieste del mondo del lavoro. In questa epoca di grande trasformazione e accelerazione, le competenze cambiano rapidamente: l’istruzione accademica ha il compito di tenere il passo, diventando più agile per rimanere aggiornata e attuale. Altrimenti il rischio è di non riuscire più a formare adeguatamente i lavoratori di oggi e di domani, precludendo loro le enormi opportunità che offre quest’epoca di transizioni”.

Un laureato su tre è in parte soddisfatto del proprio percorso accademico

Dalla survey emergono anche aspetti interessanti in termini di internazionalizzazione. Si tratta di segnali positivi che cominciano a mostrare un futuro in linea con quel che accade nei più evoluti Paesi europei in ambito di formazione universitaria. Il 77% degli intervistati, infatti è disposto a studiare in lingua inglese un intero corso di laurea o master. Una preferenza che potrebbe impattare anche sui livelli di apprezzamento dell’esperienza universitaria che stanno vivendo. Il 33% degli universitari si dichiara solo in parte soddisfatto della propria esperienza universitaria, individuando nelle seguenti aree quelle da migliorare prioritariamente: l’aggiornamento e la praticità dei programmi di studio (58%), la possibilità di accedere ai corsi in modalità ibrida (55%) e le connessioni con le aziende per facilitare gli sbocchi lavorativi (47%). Relativamente alla formazione continua, l’85% degli universitari ritiene fondamentale continuare a studiare anche dopo aver iniziato a lavorare e il 74% degli intervistati è interessato a seguire singoli corsi universitari su temi specifici, senza dover necessariamente iscriversi a un intero percorso di laurea.

“Siamo cresciuti pensando che imparare significasse seguire un percorso prestabilito: iniziare dalle scuole elementari, frequentare le medie e il liceo, e, per i più fortunati o ambiziosi, concludere prendendo una laurea” – ha aggiunto il professor Francesco Profumo, Rettore di OPIT. “Ma questo modello va rivisto e adeguato ai tempi. Serve un’educazione scolastica circolare, che preveda il ritorno sui banchi più volte nella vita per aggiornarsi, dimenticando o cancellando conoscenze ormai obsolete perché superate dalle conquiste della rapida e pervasiva rivoluzione industriale in corso, guidata dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Una grande maggioranza di universitari si dichiara ben disposta a non smettere di studiare. A questa nobile intenzione bisogna poi unire anche una competenza da acquisire e non lasciare più: imparare ad imparare. Oggi lo devono saper fare gli adulti, ma in un futuro vicino sarà la scuola primaria a dover trasferire questa skill ai più piccoli affinchè sia per loro un bagaglio per la vita”.

Per il 43% dei maturandi l’IA è fondamentale

La ricerca si è anche focalizzata sulle preferenze dei maturandi, ai quali è stato chiesto quali siano le competenze più strategiche in futuro. Per il 43% è l’Intelligenza Artificiale (IA) l’ambito ritenuto fondamentale, seguito dalle soft skills (41%) e dal digital marketing (40%). C’è poi una quota di maturandi (21%) che ha anche già deciso che non frequenterà l’università. La motivazione più comunemente espressa è la mancanza di una decisione definitiva riguardo al percorso educativo, con il 40% degli intervistati che non ha ancora chiaro cosa fare riguardo alla propria istruzione universitaria. Tra gli altri motivi la difficoltà nel trovare un corso universitario che soddisfi le proprie aspettative (10%) e la considerazione di alternative come corsi di formazione professionale (20%).

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