La maestra su OnlyFans: “Amo mostrare il mio corpo, continuerò che vi piaccia o no”

maestra onlyfans

La polemica attorno alla maestra d’asilo di Treviso, impiegata in una scuola parrocchiale e presente su OnlyFans, continua ad infiammare il dibattito pubblico. Come racconta il Corriere del Veneto mentre la direzione scolastica valuta possibili provvedimenti disciplinari, l’insegnante ha deciso di difendersi pubblicamente. Attraverso un post, la donna ha espresso il suo punto di vista in modo diretto e senza mezzi termini:

«Sì, mi piace il mio corpo e mi piace mostrarlo. Questo fa di me una cattiva persona? No. Danneggia qualcuno? Nemmeno. Credo che ogni esperienza sia un segnale per comprendere quando è il momento di cambiare strada. Non rinchiudetevi in una gabbia per paura del giudizio altrui. Non fatelo per un lavoro, per la famiglia o per un partner. La vita è nostra e dobbiamo viverla come meglio crediamo. Questa sono io, autentica e libera, che vi piaccia o no».

La maestra non ha fatto passi indietro, mantenendo attivo il suo profilo e rilanciando il dibattito sulla libertà personale delle donne.

Rischio licenziamento per la maestra su OnlyFans

L’insegnante, assunta a tempo indeterminato in una scuola dell’infanzia di ispirazione cattolica, ha aperto un profilo su OnlyFans, piattaforma nota per i contenuti per adulti a pagamento. La scoperta della sua attività online ha portato alcune famiglie a segnalare la questione direttamente al parroco, che è anche preside della scuola. Da lì, la vicenda ha preso una piega tumultuosa, tra proteste e richieste di provvedimenti immediati.

Attualmente, le ipotesi sul tavolo sono due: dimissioni volontarie o licenziamento, anche se non si escludono soluzioni alternative.

Una decisione imminente

La situazione sembra ormai a un punto di svolta. Nei prossimi giorni, il sacerdote incontrerà un consulente del lavoro per stabilire il da farsi e chiudere la questione nel minor tempo possibile.

«Dopo la segnalazione di un genitore, sto lavorando con i miei collaboratori per tutelare tutte le parti coinvolte», ha dichiarato il parroco in un comunicato. «L’obiettivo è garantire il rispetto della lavoratrice, delle famiglie e dell’immagine della scuola, che gode della fiducia della comunità. Auspico che venga mantenuta la riservatezza, per il bene di tutti».

Il caso ha aperto un acceso dibattito sul rapporto tra vita privata e professione, specialmente in ambito educativo.

«Pur riconoscendo la libertà personale, qui c’è un problema di fiducia con le famiglie», ha dichiarato Stefano Cecchin, referente regionale di Fism (Federazione Italiana Scuole Materne). «I genitori affidano i propri figli alle nostre scuole con aspettative precise».

Sulla stessa linea anche Simonetta Rubinato, referente Fism di Treviso: «Se questa scelta fosse davvero compatibile con il ruolo educativo, perché farlo in segreto? La coerenza tra vita privata e professionale è un aspetto fondamentale per chi lavora a stretto contatto con i bambini, specialmente in una scuola cattolica».

Libertà o incompatibilità?

La vicenda continua a far discutere. Da un lato, c’è chi difende il diritto della donna di esprimersi liberamente anche fuori dall’orario di lavoro. Dall’altro, c’è chi ritiene che determinate scelte possano compromettere il rapporto di fiducia con le famiglie e l’immagine della scuola.

Mentre il dibattito prosegue, la decisione finale spetterà al parroco, che nelle prossime ore dovrà sciogliere il nodo su quale futuro attenda l’insegnante.

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