Il diktat di Trump spinge i ricercatori Usa verso l’Europa: il 75% pronto a partire

Le università italiane pronte ad accogliere i cervelli in fuga dai tagli del presidente americano.

Il 75% dei ricercatori americani è pronto a lasciare gli Stati Uniti: è quanto emerge da una ricerca di “Nature” che ha preso spunto dall’aut aut lanciato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, alle prestigiose università da Harvard alla Columbia, per saggiare qual è l’umore dei cervelli “made in Usa”. Ebbene, quasi 2 ricercatori su 3 si sono detti pronti a lasciare il Paese, la maggior parte con destinazione Canada o Europa.

L’Italia una delle mete

Si tratta senza dubbio di un’inversione di tendenza che potrebbe creare una fuga dei cervelli con una rotta inedita rispetto al passato: non più dall’Europa verso l’America ma esattamente il contrario. Con l’Italia che di certo non può stare a guardare. “Dobbiamo cogliere le opportunità, essere un punto di arrivo per chiunque voglia eccellere nella ricerca e nell’insegnamento – ha detto al Quotidiano Nazionale Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi – è importante essere tra le alternative. Molti dei ricercatori che reclutiamo ogni anno vengono dalle università americane ed è plausibile che ci sarà un’accelerazione. Come reazione ai tagli sui fondi, alcune università hanno, infatti, già detto che l’anno prossimo cercheranno un numero minore di professori. Siamo attraenti in particolare per i giovani che finiscono o stanno per finire il dottorato nelle grandi università americane. Ci aspettiamo più domande di assistant professor e sicuramente saremo pronti a rispondere. Ci sono già dei colleghi che hanno preso contatto con noi per sapere se ci sono opportunità. Ma non dobbiamo pensare di prenderli per fame. Dobbiamo essere in grado di creare un ecosistema che sia attraente e competitivo. Perché altrimenti andranno in Germania, in Svezia, in Francia. Servono salari e condizioni di lavoro adeguate”.

“Una grande occasione”

Sulla stessa linea la rettrice dell’Università di Firenze, Alessandra Petrucci: “La decisione di Trump di disinvestire nella ricerca – ha detto sempre a QN – ha innescato una mobilitazione senza precedenti nella comunità scientifica, spingendo molti ricercatori a cercare nuove opportunità in Europa. Un cambiamento di scenario inatteso, che l’Italia dovrebbe cogliere come una grande occasione. È fondamentale che il nostro sistema universitario si attrezzi per valorizzare il talento, trattenere i giovani e attrarre eccellenze dall’estero. Il rischio, altrimenti, è quello di compromettere il futuro del Paese”.

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