L’università di Harvard ha revocato la cattedra alla docente trentina Francesca Gino. Lo riporta il “The Harvard Crimson”, il quotidiano studentesco della famosa Università statunitense. Gino, 47enne originaria di Tione, era finita al centro delle cronache dopo essere stata accusata di aver falsificato i dati relativi alle sue ricerche in tema di psicologia comportamentale.
Le accuse
La vicenda era esplosa nel 2021, quando tre studiosi — Joseph Simmons, Leif Nelson e Uri Simonsohn (quest’ultimo un ex collaboratore di Gino) — attaccarono la professoressa trentina dopo aver esaminato alcuni dei suoi studi: “Abbiamo scoperto delle prove di frodi commesse in articoli scritti nell’arco di dieci anni, inclusi paper recenti (alcuni relativi ai comportamenti onesti, ndr)”. Le loro accuse vennero pubblicate sul blog “Data Colada”.
Da parte sua, la docente (che nel frattempo era stata sospesa senza stipendio) aveva respinto ogni accusa, facendo causa all’ateneo per 25 milioni di dollari: “Sono stata cancellata dalla comunità scientifica, massacrata pubblicamente, ho perso i miei clienti”. Assieme ai suoi legali, Gino aveva contestato la decisione dell’ateneo: 2Harvard ha aperto un’indagine e creato una nuova policy per i casi di “research misconduct” — aveva spiegato al Corriere della Sera — l’hanno costruita sul mio caso, aggiungendo anche la possibilità di licenziamento. È stata cambiata in silenzio, tanto che le facoltà universitarie hanno scoperto i cambiamenti solo nel 2023, quando le mie accuse sono diventate pubbliche”. Sempre secondo i legali di Gino, la professoressa sarebbe stata discriminata anche per il fatto di essere una donna: “L’Harvard Business School ha compiuto una discriminazione contro la querelante sulla base del sesso, non appena è stato deciso di porla sotto indagine a causa di una nuova politica specifica per il suo caso, anziché affidarsi alle procedure e politiche esistenti”.
La revoca della cattedra ad Harvard
Tuttavia, lo scorso settembre, un giudice federale di Boston ha respinto le accuse di diffamazione rivolte all’Ateneo e ai blogger, stabilendo che l’attenzione verso la docente era legittima in quanto personaggio pubblico. Al tempo stesso, il giudice ha ritenuto di proseguire con la causa nella parte relativa alla presunta violazione del contratto della professoressa e alle ingiuste azioni disciplinari a cui sarebbe stata sottoposta. Dopo le accuse sollevate dai blogger, Harvard aveva condotto un’indagine interna, riesaminando i lavori della docente e concludendo che Gino — in almeno quattro studi — avrebbe manipolato i dati per sostenere meglio le sue conclusioni. In sostanza si sarebbe trattato di una frode nelle ricerche. Per questo all’inizio di giugno la professoressa è stata di fatto licenziata in via definitiva, una circostanza confermata anche da un portavoce dell’Università. Il “The Harvard Crimson” parla di una “sanzione storica”, tanto che dagli anni Quaranta non era mai stata revocata la cattedra a nessun docente di Harvard.
La docente, laureatasi all’Università di Trento, in precedenza, aveva insegnato all’Università della Carolina del Nord e alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Durante la sua attività ha ricevuto anche vari attestati e riconoscimenti, tra cui quello di essere nominata tra i migliori docenti di economia under 40 del mondo. Inoltre, ha lavorato come consulente esterna per importanti aziende, tra cui: Bacardi, Akamai, Disney, Goldman Sachs, Honeywell, Novartis e persino per l’esercito statunitense. Nel 2018 era arrivata anche la pubblicazione di un libro con un titolo che riletto oggi sembra profetico: “Talento ribelle. Perché infrangere le regole paga (nel lavoro e nella vita)”. La professoressa trentina ha infatti dedicato oltre un decennio a studiare i ribelli all’opera nelle aziende di tutto il mondo, scommettendo sul fatto che il “talento ribelle” può nascondersi in ogni persona.
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