Ddl Sicurezza, studentessa si incatena al Liceo Cavour di Roma: “No alla repressione”

Il Parlamento ha tempo fino al 12 giugno per approvare la legge

Si è fatta aiutare dai propri compagni di scuola ad incatenarsi ad una conduttura dell’acqua esterna all’edificio scolastico Laura, studentessa del Liceo Cavour di Roma, che sta protestando con altri studenti attivisti di OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa) contro il ddl Sicurezza.

“Oggi ci siamo incatenati davanti al Cavour. Nei prossimi giorni daremo il via a una staffetta di proteste in tutta Italia, incatenandoci davanti alle scuole per ribadire con forza che gli studenti sono contro l’approvazione del nuovo decreto sicurezza e per l’abolizione del decreto Minniti”, ha affermato Laura. “Il decreto in discussione al Senato, che noi ribattezziamo ‘decreto repressione’, sotto la scusa dell’ordine pubblico mira solo a reprimere le lotte sociali: per la casa, per l’ambiente, per i diritti dei migranti e dei detenuti nei CPR”.

Che cos’è il Ddl Sicurezza?

Composto da 34 articoli, il documento tocca diversi ambiti – dall’ordine pubblico alle manifestazioni, dalle forze di polizia alla giustizia penale, all’immigrazione – che virano verso una maggiore repressione del dissenso nelle carceri, nei confronti delle persone migranti, dando invece maggiori poteri alle forze dell’ordine e ai servizi segreti. Il Parlamento avrà tempo fino al 12 giugno per approvare definitivamente la legge. Diversi emendamenti proposti dalle forze di maggioranza sono stati giudicati inammissibili, ad esempio quelli sui limiti alla custodia cautelare per gli incensurati; la stessa avvocatura ha espresso dubbi sulle scelte incriminatrici e sull’inasprimento sanzionatorio di tutto il decreto.

Problematiche, ad esempio, le misure di contrasto all’occupazione abusiva di immobili o la risposta penale per le forme di resistenza passiva all’interno delle carceri. Potrebbero essere puniti scioperi della fame – utilizzati dai detenuti come forma di protesta –, battitura delle sbarre o altri rumori coordinati per esprimere dissenso, sedersi o sdraiarsi a terra rifiutando di muoversi quando richiesto. Vengono equiparate le condotte di resistenza passiva con quelle violente e minacciose.

Fanno discutere anche gli inasprimenti di pena per blocchi stradali, che da un illecito amministrativo diventano un reato che potrà essere punito con un mese di carcere e una multa fino a 300 euro. Ma se avviene nel corso di una manifestazione e sono più persone a bloccare la strada, allora la pena può arrivare fino a sei anni. Forti perplessità anche sulla decisione di sopprimere l’obbligo di rinviare l’esecuzione della pena per le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno, rendendo la misura discrezionale. 

È stato mantenuto il principio della punibilità della resistenza passiva che le opposizioni hanno ribattezzato “norma anti-Gandhi”. Sanzioni più dure anche per chi protesta contro le grandi opere. Il decreto sicurezza modifica alcuni articoli del codice penale in materia di violenza, minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale e interviene nel caso in cui la violenza o la minaccia sia commessa per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica. Inoltre fa saltare la “neutralizzazione” delle attenuanti rispetto alle aggravanti, ma allo stesso tempo, mentre il ddl aumentava la pena di un terzo, il decreto è più severo perché l’aumenta della metà

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