Sempre più atipici e part time, mentre diminuiscono gli autonomi e i dipendenti full time a tempo indeterminato. Il quadro presentato dall’Istat, con il Rapporto Annuale 2008, sul mercato del lavoro ritrae un Paese che accusa i colpi della crisi economica internazionale. Una crisi che ha origini fuori dai confini nazionali, come precisa Luigi Biggeri, presidente dell’Istituto di Statistica, all’inizio del suo discorso, ma che comporta evidentemente delle ricadute anche sulle dinamiche occupazionali nostrane.
“Non siamo qui a fare previsioni, perché non compete alla statistica – ha spiegato Biggeri nella sua relazione – ma sulla crisi è possibile dire che, proprio per le caratteristiche intrinseche di ogni situazione del genere, ha natura transitoria. Guardiamo però a quello che è stato il 2008, ai dati raccolti e non a quello che sarà. Anche se le domande più pressanti delle famiglie italiane riguardano le modalità per uscire dalla crisi”.
Quali sono state dunque le dinamiche di un anno diviso a metà, tra pre e post crisi? La ricerca parla di un nuovo profilo di disoccupato: maschio, tra 35 e 54 anni, residente al Centro-Nord, con un livello di istruzione non superiore alla licenza secondaria, coniugato o convivente, ex titolare di un contratto a tempo indeterminato nell’industria.
Nel 2008, racconta l’Istat, i lavori “standard” coinvolgono circa 18 milioni di persone, il 77 per cento del totale degli occupati; quelli “parzialmente standard” circa 2,6 milioni di persone; gli atipici sono quasi 2,8 milioni. Nella media dello scorso anno, a fronte di una crescita dell’occupazione totale di 183 mila unità, l’area del lavoro “standard” rimane stabile, mentre aumenta quella degli atipici e soprattutto dei dipendenti part time a tempo indeterminato, tra i “parzialmente standard”. Tuttavia, nella seconda parte del 2008, di pari passo con la fase ciclica negativa, rallenta l’espansione del part time e si riducono il lavoro a termine e le collaborazioni coordinate e continuative. Inoltre, nella media del 2008 l’incremento dei dipendenti part time a tempo indeterminato è dovuto per i due terzi al part time involontario, ovvero a quanti dichaiarano di avere un lavoro a orario ridotto in mancanza di impiego a tempo pieno.
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