Quasi ottanta richieste di aiuto in un anno, con una media di 6,5 al mese: è questo il bilancio dello sportello anti-violenza aperto dall’Università di Bologna in collaborazione con la Casa delle donne. Uno sportello che nel 2024 ha raccolto la richiesta di aiuto di 79 persone, venti in più rispetto a quanto accaduto nel 2023. Nella stragrande maggior parte dei casi di studentesse, 73 su 79: il 97,4% racconta di aver subito violenza psicologica, il 50,6% abusi di carattere sessuale, il 6,4% violenza fisica, l’11,7% violenza economica. Le violenze denunciate avvengono nella maggior parte dei casi fuori dall’ambiente universitario, mentre il 21% riguarda episodi riconducibili agli ambienti dell’ateneo.
L’utilità dello sportello
La presenza dello sportello, in ogni caso, sta contribuendo all’emersione di un fenomeno che rischiava di rimanere sotto traccia, come dimostrano i numeri in crescita delle persone che chiedono aiuto. “Sessismo e razzismo si intrecciano e vanno contrastati, anche con un’alleanza tra generazione e tra saperi. Le rivoluzioni profonde per diritti umani sono partite dalle donne. Parliamo, dunque, delle disuguaglianze, non per scoraggiarci, ma per cambiare” ha dichiarato Rita Monticelli, docente dell’Alma Mater e delegata per i Diritti umani del Comune di Bologna.
Il ricordo di Emma Pezemo
“Il silenzio è complicità, il sapere deve essere in grado di contrastare ogni forma di violenza. L’Università deve disimparare il privilegio dell’astrazione e imparare concretezza vissuto, alleandosi con i centri anti-violenza” ha concluso Marina Calloni dell’Università Milano Bicocca partecipando al convegno “La violenza di genere negli spazi di studio e lavoro: riflessioni e strumenti di contrasto” organizzato per ricordare Emma Pezemo, studentessa dell’Alma Mater vittima di femminicidio.
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