Vacanze estive più brevi, in classe fino a giugno inoltrato e una pausa più lunga durante la primavera: la rivoluzione del calendario scolastico potrebbe partire dall’Emilia-Romagna che è al lavoro per cercare di riformulare i giorni di apertura delle scuole e armonizzarle sia alle esigenze del territorio che a quelle dei genitori.
Le richieste
Un obiettivo di certo non facile visto che da un lato ci sono le associazioni di categoria (soprattutto quelle legate al mondo del turismo) che chiedono una partenza il più possibile posticipata a settembre e dall’altro i genitori convinti che una pausa troppo prolungata che vada da inizio giugno a metà settembre sia controproducente per l’apprendimento.
Lo spring break
E così la Regione guidata da Michele de Pascale sta innanzitutto pensando all’introduzione del cosiddetto “spring break” ovvero una pausa primaverile sul modello dei paesi del Nord Europa, con un allungamento dell’anno scolastico sia a settembre che a giugno.
La posizione dell’Emilia-Romagna
“Non si tratta solo di stabilire delle date, ma di ragionare su come il tempo scuola, il tempo che i nostri ragazzi passano tra i banchi – ha detto la sottosegretaria alla presidenza della Regione, Manuela Rontini –. Si intreccia con le esigenze educative, formative, sociali, familiari e anche economiche delle comunità locali. Vogliamo pertanto avviare un percorso di ascolto e di confronto ampio e strutturato che coinvolga tutti gli attori, le istituzioni scolastiche, le rappresentanze sindacali, le associazioni dei genitori, gli enti locali, le categorie economiche, il mondo del terzo settore” .
“Tutelare gli studenti fragili”
Le sollecitazioni di certo non mancano: primo tra tutti il coordinamento dei Consigli degli istituti di Bologna- “Riteniamo – hanno scritto in una lettera indirizzata al presidente regionale Michele de Pascale – che sia opportuno aggiornare la delibera, emanata oltre un decennio fa, anticipando l’inizio delle lezioni di una settimana e posticipando il termine di qualche giorno. Occorre ridurre il rischio che il lungo periodo estivo possa comportare una perdita di competenze che grava sulle fasce più fragili, sugli studenti che a casa non possono godere di adeguati stimoli e sostegni educativi”.
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