Oltre 33mila tra docenti e personale ATA dovrebbero andare in pensione a settembre. Ma il condizionale è d’obbligo visto che per 5000 di loro questo traguardo potrebbe sfumare. E per di più per un errore di calcolo. Una beffa che, insieme alla calura estiva e alle lunghe tra uffici scolastici e patronati, ha messo a dura prova i lavoratori della scuola.
Ma di chi è colpa? Inps e Miur si rimpallano le responsabilità. “Abbiamo chiesto al Miur di intervenire presso il Tesoro e l’Inps – afferma su Repubblica.it Anna Maria Santoro, segretaria Flc-Cgil – poiché è veramente grave che per problemi informatici venga meno un diritto così importante come quello della pensione”. Tanti i professori a cui non vengono riconosciuti gli anni di insegnamento. C’è Bianca Mazzola, prof di inglese, 63 anni, 43 da insegnamente e venti passati al liceo Mamiani di Roma. “Sono di ruolo dall’87. Ad oggi ancora non si hanno notizie poiché sono stati fatti errori madornali sullo stato contributio – afferma -. Ad alcuni docenti risultano spariti addirittura 20 anni di cintrobuzione”. Solo nel Lazio sono 900, tra insegnati e personale ATA.
Gli insegnanti, poi, denunciano lo stress e il calvario tra richieste di informazioni agli sportelli, aperti solo due giorni a settimana, e telefonate. “L’Inps pretende che noi docenti documentiamo i nostri servizi – denuncia la docente di inglese – Tutto ciò è inammissibile: abbiamo a suo tempo superato un concorso statale col quale siamo stati immessi in ruolo, lo Stato ci paga e noi dovremmo documentare la nostra posizione?”.
All’Inps risulterebbero ancora 500 domande inevase. I cinquemila dinieghi vengono attribuiti dai sindacati ad errori. Da quest’anno è l’Inps che verifica i requisiti, ma sulla base della banca dati del Miur che non è aggiornata sempre dalle scuole (gli uffici amministrativi sono ridotti all’osso e sovraccarichi di lavoro). Comunque si tratta di un pasticcio che mette in ansia chi ancora non ha visto la sua domanda confermata e magari ha già fissato la festa di pensionamento. “Il problema è che non dialogano i sistemi di dati – spiega Lena Gissi segretaria generale della Cisl scuola – per questo chiediamo di fare chiarezza sui numeri, il problema va risolto verificando le domande. Altro guaio è la richiesta sui contributi maturati: chiediamo una proroga su questo”.
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