In piazza i precari del Cnr e degli altri istituti. La trappola della ministra Anna Maria Bernini, che si è limitata a spostare da un capitolo all’altro fondi già destinati alla ricerca, non ha funzionato: “Stabilizzazioni subito”. Presenti anche i parlamentari dell’opposizione.
Centinaia di precari della ricerca hanno manifestato davanti al ministero dell’università e della ricerca nel quartiere romano di Trastevere. «Basta precariato» è lo striscione che sintetizza le rivendicazioni. La manifestazione è stata lanciata dal coordinamento Precari Uniti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) con l’appoggio della Flc-Cgil. Si calcola che il personale assunto a termine rappresenti circa un terzo dei dodicimila tecnici e ricercatori dell’ente.
Molti di loro erano presenti con un codice a barre appeso al collo e una data di scadenza, raramente più lontana di qualche mese. Presenti anche i precari di altri enti di ricerca come l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e delle università pubbliche romane. “Il 3 luglio faremo un’assemblea nel quartiere di San Lorenzo (quello dell’università La Sapienza, ndr) e proveremo a coinvolgere tutti i precari della conoscenza, dai banchi ai palchi di teatro” dice l’universitaria Valeria Carocci allargando l’invito ai presenti.
La questione dei fondi per la ricerca
Nel mirino dei molti interventi che hanno animato la manifestazione ci sono 160 milioni immaginari: sono i finanziamenti che il governo ha spostato per i prossimi tre anni per sostenere le infrastrutture di ricerca realizzate grazie al Pnrr, sottraendoli però ad altri capitoli di spesa già appostati a favore del settore. Come nel gioco delle tre carte, soldi per le stabilizzazioni non ce ne sono. Nella trappola dialettica però è caduto anche qualche sindacalista.
Chi oggi è in piazza invece è smaliziato da mesi – a volte anni – di rivendicazioni disattese. “Una presa in giro” sintetizza Elisabetta Piccolotti di Allenza Verdi Sinistra, tra i pochi parlamentari che sostengono dall’inizio la vertenza. “Se si vuole assumere i precari vanno stanziati fondi strutturali, non risorse una tantum”.
Presente al sit-in anche il deputato Pd Alfredo D’Attorre, che sottolinea la distanza tra i bisogni del Paese e le scelte della maggioranza di governo. “Un esecutivo che firma l’impegno al riarmo ha altre priorità” spiega con un confronto facile facile: “mentre l’intero finanziamento ordinario per tutte le università è di nove miliardi l’anno, per le armi abbiamo promesso di spendere 70 miliardi di euro in più ogni anno”.
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