Con l’arrivo dell’estate e il boom del turismo nelle principali città italiane, tornano anche le proteste legate alle condizioni di lavoro stagionale. A Roma, che nel 2025 ha registrato oltre 51 milioni di presenze turistiche, si è riacceso il dibattito sul tema della sostenibilità occupazionale del comparto.
Turismo in crescita, ma non per tutti
Ristoranti pieni, spiagge affollati, strutture ricettive al completo. I numeri parlano di una stagione molto positiva per l’industria turistica italiana, con risultati economici incoraggianti per albergatori, commercianti e operatori del settore. Ma a fare da contraltare all’aumento dei ricavi ci sono le segnalazioni di condizioni di lavoro spesso difficili per migliaia di stagionali impiegati nei mesi estivi.
In molti casi si tratta di giovani e lavoratori stranieri, impiegati con contratti part-time che non rispecchiano le reali ore svolte, oppure in situazioni non pienamente regolari. Diverse associazioni e coordinamenti parlano di stipendi bassi, carichi di lavoro elevati e scarse tutele.
La mobilitazione nelle piazze
Negli ultimi anni sono nate iniziative di protesta che, con lo slogan provocatorio “Cercasi schiavo”, hanno cercato di accendere i riflettori sulla condizione dei lavoratori stagionali. Dopo le mobilitazioni dell’anno scorso in alcune località balneari, quest’estate la campagna è approdata anche a Roma, con assemblee pubbliche e incontri nei quartieri più colpiti dalla gentrificazione e dal turismo di massa, come il quartiere di San Lorenzo.
Tra le richieste avanzate dai promotori figurano: l’introduzione di un salario minimo legale, maggiori controlli sulle condizioni contrattuali, il contrasto al lavoro irregolare, la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro e un accesso più ampio agli strumenti di sostegno al reddito, come la NASpI.
Un settore chiave ma poco regolato
Il turismo e la ristorazione rappresentano una quota importante dell’economia italiana, ma restano tra i settori dove la precarietà è più diffusa. L’assenza di un sistema omogeneo di regole, unita alla forte stagionalità, crea un quadro in cui non sempre è facile distinguere tra flessibilità e abuso. L’estate, oltre che momento di ripresa per il turismo, è diventata così anche una stagione di confronto su diritti e condizioni lavorative.
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