Entro il 2035 la scuola primaria italiana perderà più di mezzo milione di studenti, di cui quasi 200mila solo nel Mezzogiorno. Sardegna (-35%), Abruzzo (-25,8%), Molise (-23,6%), Basilicata (-23,5%) e Puglia (-23,3%) saranno tra le regioni più colpite. Già oggi circa 3mila comuni – quasi la metà al Sud – rischiano la chiusura della loro unica scuola primaria.
A lanciare l’allarme è il convegno “Spopolamento, migrazioni e genere” promosso da Svimez e Fondazione Brodolini, con il supporto di Save the Children e la partecipazione del W20.
Il quadro demografico conferma un Paese in declino: tra il 2014 e il 2024 l’Italia ha perso 1,4 milioni di abitanti, di cui oltre 918mila nel solo Mezzogiorno. Il calo è dovuto soprattutto al saldo naturale negativo, solo parzialmente compensato dai flussi migratori. A crescere restano poche aree come Bolzano, Trento, Emilia-Romagna e Lombardia.
Al Sud pesa anche la mobilità interna: nel 2024 oltre 52mila meridionali si sono trasferiti al Centro-Nord, più della metà tra i 25 e i 34 anni. Un fenomeno legato a scarse prospettive lavorative e a un minor afflusso di migranti, che indebolisce ulteriormente il ricambio generazionale.
Il Pnrr viene indicato come occasione cruciale per invertire la rotta. Gli investimenti in asili nido, in particolare, possono riequilibrare l’offerta di servizi essenziali, favorire l’occupazione giovanile e femminile e rendere i territori più attrattivi. La spesa dei Comuni per gli asili è già decuplicata rispetto al periodo pre-Pnrr, con oltre 4 miliardi di euro stanziati. Secondo Svimez, il Sud è passato dal 6,8% al 13,8% di copertura dei posti nido, mentre il Centro-Nord è salito dal 17% al 21,8%. Solo portando a termine tutti i progetti si raggiungerebbe l’obiettivo del 25% di copertura uniforme da Nord a Sud.
“È necessario un cambio di rotta deciso: senza interventi strutturali e una visione lungimirante che rimetta al centro i giovani, il rischio è un Paese privo di prospettive”, ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice Ricerca di Save the Children.
Per Serenella Caravella di Svimez, la chiave sta nell’inclusione e nell’accoglienza, capaci di attrarre nuove famiglie e spezzare il circolo vizioso tra spopolamento e rarefazione dei servizi. “Freedom to move, freedom to stay – ha aggiunto – significa creare opportunità e rendere attrattivi i territori”.
Anche la fotografia sociale è allarmante: molti adolescenti sono consapevoli che, per avere un futuro, dovranno lasciare il Paese. Le ragazze in particolare esprimono aspettative inferiori rispetto ai coetanei maschi su ciò che potranno fare nella vita, segno di un clima diffuso di sfiducia.
“Le donne, migranti e non, insieme ai bambini sono la leva principale dello sviluppo e della rigenerazione dei territori, ma servono politiche concrete per migliorare le condizioni di vita e di lavoro”, ha osservato Manuelita Mancini, direttrice della Fondazione Brodolini.
Infine, Linda Laura Sabbadini, delegata del Women20, ha ricordato come l’Italia stia pagando la debolezza storica delle politiche di genere: “Siamo ultimi in Europa per tasso di occupazione femminile e le nostre giovani sono indietro rispetto alle coetanee europee per istruzione e competenze”.
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