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Supplenti scuola: nessun anticipo sugli aumenti. L’Anief avvia i ricorsi

CorriereUniv by CorriereUniv
8 Giugno 2025
in Scuola
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scuola insegnanti supplenti

Il personale precario della scuola italiana è tra i più penalizzati dalla lunga attesa per il rinnovo del contratto nazionale. A differenza dei lavoratori di ruolo (docenti e Ata), che già percepiscono stipendi inferiori alla media del pubblico impiego (tra i 4.000 e i 5.000 euro annui), i supplenti brevi e saltuari subiscono danni economici ancora maggiori.

Secondo quanto comunica il sindacato Anief, questi lavoratori:

  • Non beneficiano degli scatti di anzianità.
  • Ricevono lo stipendio base fisso per l’intera durata della supplenza.
  • Non vedono in busta paga l’anticipo degli aumenti contrattuali.
  • Restano esclusi dall’indennità di vacanza contrattuale (IVC) pari a circa 70 euro medi mensili.
  • Non ricevono gli arretrati relativi al biennio 2024-2025.

L’azione legale di Anief

Il sindacato Anief ha deciso di intervenire attivamente. Sono stati avviati ricorsi al giudice del lavoro per:

  1. Recuperare la IVC piena per il periodo 2022-2024.
  2. Ottenere l’anticipo contrattuale una tantum 2022-2024, con risarcimenti che possono raggiungere diverse migliaia di euro.

Il sindacato sottolinea che, nonostante alcune misure adottate dal Governo per il 2025 (come l’incremento dello 0,6% di IVC ad aprile e dell’1% a luglio), queste non sono sufficienti. Sono calcolate su un Tasso di Inflazione Programmata (TIP) dell’1,8%, inferiore alla reale crescita dell’inflazione registrata.

Una battaglia per l’equità salariale

L’Anief rivendica il proprio ruolo nell’ottenere i primi risultati, come l’inserimento nella Legge di Bilancio 2024 dell’anticipo contrattuale del 3,35% (per il triennio 2022-2024), già versato nel 2023. Tuttavia, la battaglia non è finita.

Il sindacato chiede che anche i docenti precari abbiano diritto agli stessi aumenti e indennità del personale di ruolo. E sottolinea che la Legge di Bilancio 2022, varata prima della guerra in Ucraina, prevedeva un aumento dello 0,5% sull’IVC, a fronte di un’inflazione poi salita all’8,1%.

Nel 2023, invece, è stato stanziato solo un emolumento una tantum dell’1,5%, con l’IVC rimasta invariata, nonostante un’inflazione certificata al 5,4%.

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