Niente più TikTok sotto al banco. Niente notifiche a metà equazione. Ed a volerlo sono proprio loro: gli studenti. A settembre potrebbe arrivare la svolta. Il divieto dell’uso degli smartphone in classe – oggi in vigore per elementari e medie – sarà esteso anche alle scuole superiori. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato una circolare a metà giugno che proibisce l’utilizzo dei cellulari al liceo, spiegando come “questa misura sia ormai improcrastinabile, viste le conseguenze negative ampiamente dimostrate dalla ricerca scientifica sull’uso eccessivo o scorretto degli smartphone, che incidono sulla salute, il benessere e il rendimento scolastico degli adolescenti”. Per Valditara, la soluzione più efficace è “abituare i ragazzi a disintossicarsi, riportandoli all’uso del libro, della carta e della penna”. Ma la vera novità è il largo consenso che accompagna il provvedimento: il 76% degli italiani è favorevole, inclusi molti under 34. Un segnale culturale, forse inatteso, che racconta una generazione diversa da quella narrata.
La ricerca
La ricerca, realizzata da Swg su un campione rappresentativo di 1.396 italiani, rivela un quadro nitido: la stragrande maggioranza degli studenti approva il divieto del cellulare negli istituti. E non si ferma qui. Il 77% degli intervistati sostiene anche il divieto dei social ai minori di 15 anni, come in Australia, e il 68% tra i 18 e i 34 anni è d’accordo. Altro che ribellione digitale. Chi pensava che la generazione Z – sempre online, perennemente connessa – fosse in difesa del “tutto e subito”, dovrà forse aggiornare il suo sguardo. I giovani di oggi sono cresciuti dentro la connessione, ma stanno imparando a separarsene. Non rigettano la tecnologia, ma sembrano chiedere regole, contesti, equilibrio. La sobrietà digitale diventa così un nuovo valore. E se da Bruxelles si discute di una direttiva europea che limiti l’uso dei telefoni fino ai 14 anni, in Italia l’opinione pubblica è già pronta a questo passo: un vero plebiscito con il 76% di consensi.
Quali sono i rischi riguardo lo smartphone
I pericoli ci sono, e sono sotto gli occhi di tutti. L’uso incontrollato dello smartphone espone gli adolescenti a rischi concreti. Il 73% degli italiani teme che i ragazzi possano entrare in contatto con sconosciuti pericolosi; il 77% è preoccupato per la condivisione incauta di dati personali che mette a rischio privacy e sicurezza; il 74% segnala episodi di cyberbullismo e l’accesso precoce a contenuti inappropriati come la pornografia. E non è solo una questione di rete. Il 66% riconosce nell’abuso da cellulare una delle principali cause dei disturbi del sonno tra i più giovani. A questi si sommano dipendenza, isolamento, ansia da disconnessione. Un uso che, sempre più spesso, sfocia nel disagio. Sorprende, quindi, come le preoccupazioni emotive e relazionali superino quelle legate al rendimento.
Lo stesso principio si applica a un altro tema caldo: l’intelligenza artificiale in classe. Il 41% dei genitori non la vuole tra i banchi, ma quando si ipotizza un uso consapevole da parte degli insegnanti, il consenso schizza al 71%. Non è un no alla tecnologia. È un sì alla responsabilità. I ragazzi – e le famiglie – temono un uso dell’IA che sostituisca lo sforzo. Ma se la tecnologia serve a personalizzare l’insegnamento, la prospettiva cambia. L’immagine dell’adolescente ribelle e indisciplinato, incollato allo schermo, ostile alle regole oggi sembra dissolversi. Da Roma a Milano, la tendenza è chiara: i cellulari stanno per uscire dalle aule. E per una volta, studenti, genitori e istituzioni sembrano d’accordo sul silenzio digital
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