Saluti di rito, ringraziamenti per l’accoglienza, interventi di una lunghezza francamente eccessiva: tanto che la moderatrice dell’incontro – la professoressa Stefania Giannini, rettore dell’Università per Stranieri di Perugia – cerca di ricordare di “tenersi nei 5 minuti previsti” ma poi s’arrende all’andazzo e deve sorbirsi relazioni di 15-20-25 minuti con tanto di presentazione in powerpoint.
La lunghezza delle relazioni introduttive e dei saluti dei numerosi delegati dei rettori degli atenei coinvolti nell’iniziativa ha inciso sul calendario della giornata, facendo slittare al pomeriggio tutta la parte di dialogo e confronto con gli studenti dei corsi di laurea, dei master e dei dottorati afferenti all’area della cooperazione.
In pratica per quasi tre ore pochi addetti ai lavori (alla presenza di uno sparuto gruppo di studenti) hanno relazionato sui progetti internazionali dei rispettivi atenei, comunicando i risultati raggiunti e gli obiettivi fissati per il futuro a breve-medio-e-lungo termine. Per carità: tutte iniziative lodevoli e degne di attenzione. Ma – anche da rumors raccolti in platea dagli stessi relatori che erano appena scesi dal palco – non si riusciva a capire bene il senso degli interventi in quel contesto: una carrellata molto autoreferenziale, una comunicazione promozionale sulle attività della propria realtà accademica. Stop. Come se l’annuncio di aver fatto qualcosa valesse più dell’evento in sé e per sé. Un venerdì 13 per la cooperazione, non c’è che dire.
Manuel Massimo