Una legge delega al Governo, il cui testo contiene circa 170 norme che diventeranno più di 500 con le deleghe e nella fase attuativa richiederanno circa mille regolamenti degli atenei.
Un impianto di legge, la cui articolazione si realizzerà mediante i decreti attuativi. Nel sistema di valutazione, proposto dal decreto, sull’operato didattico – amministrativo delle università, gioca un ruolo fondamentale l’ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario), agenzia però, non ancora operativa.
Una riforma, la cui copertura finanziaria è considerata insufficiente anche solo a compensare i tagli al FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario per l’Università). «Credo che oggi sia una bella giornata per il Paese e per l’università italiana – ha detto il ministro Gelmini – perché viene archiviata definitivamente la cultura falsamente egualitaria del ’68 e comincia una nuova stagione all’insegna della responsabilità, del merito, del “no” agli sprechi, a parentopoli e ai vari casi di baronie.
“L’approvazione della legge di riforma dell’università – dice Marco Meloni, responsabile Università e ricerca della segreteria Pd – è il degno suggello del decennio berlusconiano e completa una delle scelte strategiche più disastrose della destra italiana: il disinvestimento sulla conoscenza, dall’istruzione, all’università e alla ricerca è, al contempo, il simbolo peggiore dell’Italia immobile e la causa principale della cronica decrescita della nostra economia”.