Con la globalizzazione e l’integrazione europea che fanno dei confini linguistici nazionali una barriera da superare molto spesso in qualsiasi ambito lavorativo, i laureati in Lingue divengono preziosissimi mediatori linguistici per qualsiasi imprenditore, ente o azienda che abbia bisogno di entrare in contatto con l’estero.
Infine, possono lavorare nelle rappresentanze diplomatiche di tutto il mondo (il che, con il federalismo e l’autorappresentanza anche dei livelli istituzionali intermedi a livello internazionale può senz’altro diventare un ambito di particolare rilievo occupazionale) e in enti operanti in ambiti multiculturali, come le Ong (di cui il nostro paese è convinto patrocinatore).
Il principale bacino di sbocco per i laureati in materie linguistiche però, secondo l’ultima indagine Almalaurea, resta l’ambito scolastico: il 32% trova lavoro nell’istruzione, contro una media del 15% fra tutti i laureati italiani. L’industria, dal canto suo, viene subito dopo, con un bel 20%, rispetto alla media dei laureati in Lettere.