Emergenza educazione

Si avvicina il 25 febbraio, una data importante per gli educatori di matrice pedagogica che si riuniranno a Napoli in un congresso promosso dall’Associazione Pedagogisti ed Educatori italiani (APEI) per discutere del loro futuro e avanzare possibili proposte.

La facoltà di Medicina, con il suo corso in educatore professionale istituito dal decreto ministeriale n. 520 del ’98, è più forte. Ad ammetterlo è anche il Preside di Scienze della Formazione dell’Università Suor Orsola Benincasa Enrico Corbi (in foto) che si schiera, con il Rettore, al fianco di studenti e laureati dichiarando di essere disponibile ad organizzare presto una discussione pubblica. “C’è da sempre un’attenzione al problema – afferma il Preside – l’Università è dalla parte degli studenti, non più come accadeva fino a 10 anni fa in cui formazione e professioni erano lontane”.
Preside, cosa sta facendo in concreto l’Università?
“Stiamo puntando su due versanti. Primo, tentare di scardinare, entrare in una interlocuzione con il Miur se non altro per definire e sgombrare il campo da ambiguità e opacità. Secondo, stiamo cercando percorsi professionali ulteriori per l’educatore accanto a quelli tradizionali del terzo settore e dell’associazionismo. Una nuova prospettiva – anticipa Corbi – può essere quella dell’educatore penitenziario che segue non il detenuto ma il soggetto che sta praticando la misura alternativa, come quella per minori, nell’ottica del reinserimento nella società. Un percorso formativo interessante per il quale stiamo cercando di trovare un raccordo con le istituzioni onde evitare l’enorme contraddizione di formare e poi non reclutare nel mondo del lavoro”.
Una contraddizione ben nota ai laureati in scienze della formazione primaria, ad esempio, un esercito di oltre 20mila persone a livello nazionale, che, sebbene abbiano conseguito un titolo legale e abilitante, non ricevono tutt’oggi una riposta dallo Stato.

i.b.

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