E’, in pratica, una corsa all’insicurezza. Una fabbrica di malattie che ha, come prodotto finito, il mal comune intero gaudio per pochi. Corsa che parte da lontano: oltre trent’anni fa, infatti, Henry Gadsen, pensionando direttore di Merck, megaindustria delle medicine, disse: “Sogniamo di produrre farmaci per le persone sane”. Da allora, molta della vita dei cittadini è stata medicalizzata: l’invecchiamento, ad esempio, o la gravidanza, ma anche la crescita e – pure – la sessualità.
Scriviamo una proporzione: una recente ricerca svolta negli USA quantifica nel 3,9% dell’intera spesa sanitaria annuale l’impatto della medicalizzazione di situazioni non trattate fino a qualche decina di anni or sono come la timidezza, le disfunzioni erettili o la calvizie. Adesso, nella nostra proporzione sostituiamo il termine “Stati Uniti” con “Italia”. Il risultato di quel 3.9% fa 4 miliardi di euro. Potremmo spenderli meglio?