«I criteri adottati rispondono – prosegue il Ministero – a valutazioni attualissime e sono stati elaborati tenendo conto dei parametri adottati da tutte le classifiche internazionali. È la prima volta che questo viene fatto in Italia, per cui i criteri sono sempre perfettibili e il nostro impegno sarà renderli ancora più oggettivi. Per esempio l’anno prossimo la valutazione sarà effettuata facoltà per facoltà, dipartimento per dipartimento, perché è possibile che vi siano nella stessa università realtà virtuose e non virtuose, per cui è giusto distinguere.
«Sia chiaro a tutti però che è finita l’epoca in cui, poiché i criteri di valutazione sono da perfezionare, non si deve mai iniziare. Non ha più senso operare in difesa di corporativismi o di localismi. Nell’epoca della globalizzazione ciò è privo di ogni significato. Ci sono eccellenze nel Sud, università non virtuose nel Nord. In particolare, alcune università del sud hanno avuto una bassa valutazione soprattutto per la bassa qualità della ricerca, nonostante diverse regioni del Mezzogiorno ricevano miliardi di euro dai fondi strutturali finalizzati alla ricerca. Evidentemente – conclude il ministero – in alcuni casi questi finanziamenti non sono spesi bene. Bisogna avere il coraggio di guardare al futuro e di adottare nuove logiche per essere competitivi a livello internazionale».
Manuel Massimo