Ddl Ricerca, ancora un rinvio per discutere gli emendamenti

Ridisegnare il sistema che ci sarà almeno nei prossimi dieci anni in Italia per quanto riguarda il futuro della ricerca non è una cosa semplice. Ma il rinvio della discussione degli emendamenti del ddl 2285 in Commissione Istruzione al Senato a data da destinarsi – attualmente non c’è una calendarizzazione – fa immaginare la confuzione in atto anche all’interno della maggioranza. La legge sul reclutamento dei ricercatori nell’università e negli enti pubblici di ricerca si prefissa di garantire un percorso chiaro per combattere il precariato nel mondo accademico italiano.

A Palazzo Madama si formano nuove alleanze, o almeno di intenti convergenti come si possono vedere dagli emendamenti presentati da Italia Viva, FdI, FI e Pd. Sempre più isolati i 5 Stelle che evidentemente cercano di difendere fino a dove possibile uno dei punti fondamentali del testo: come verranno formate le commissioni che sceglieranno i ricercatori.

Gli emendamenti presentati sul ddl ricerca

Su Corriereuniv vi abbiamo raccontato i vari punti di vista degli attori in campo. Non ci sono solo le concorsopoli in ballo ma la garanzia che i nuovi ricercatori in Italia non saranno una massa informe di sfruttati e sottopagati ma uomini e donne con un percorso definito che li aiuti a svolgere il proprio lavoro, cercando di mettere un freno all’emoraggia di giovani cervelli che scappano all’estero attratti da paghe migliori e una qualità della vita (o di prospettiva personale) migliori.

Il Consiglio dei ministri ha messo a punto il Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato a Bruxelles, che contiene l’ossatura della prossima Legge di bilancio da 23 miliardi. Iniziano quindi a delinearsi gli elementi principali della prossima manovra. Non è dato sapere, però, se quanto ventilato dalla maggioranza (e anche dal ministero) sul “corposo” stanziamento per le stabilizzazioni sia stato aggiunto o meno. Per ora sembrerebbe che la palla passerà al Parlamento con uno o più emendamenti.

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