Lo psicologo, sociologo e scrittore Paolo Crepet sarà martedì alle 21 all’Auditorium Scavolini di Pesaro con il suo nuovo spettacolo “Il reato di pensare”. In questa intervista raccolta da Tiziana Petrelli per Il Resto del Carlino, Crepet riflette sul tema della libertà del pensiero in un’epoca dominata dalla tecnologia e dal conformismo digitale.
«Oggi pensare è un atto di coraggio»
La provocazione del titolo nasce da un sentimento condiviso: Crepet osserva che pensare è diventato difficile, non soltanto per ragioni ideologiche. “Non che cinquant’anni fa non ci fossero problemi — spiega — ma che ci siano ancora oggi è sbalorditivo”. Per lui, la vera novità non è tanto un uomo che impone divieti quanto una macchina che guida, spiega, decide “perché devi comprare questo o quello”, inducendo un pensiero imposto. Questa trasformazione tecnologica assume una forma più sottile e pericolosa del controllo tradizionale perché cambia l’essere umano e non riguarda solo un accessorio tecnico.
Realtà che cambia, libri già obsoleti
Crepet osserva che, quando scrive un libro e lo porta in giro, spesso scopre che è già diventato obsoleto. In un contesto in cui la velocità dell’informazione cresce esponenzialmente, l’intelligenza artificiale è passata dal regno della fantasia al potere reale in pochi mesi. Per lui, questo cambiamento rappresenta sia una nuova frontiera sia una minaccia. Da un lato la tecnologia consente progressi straordinari, dall’altro richiede risorse enormi e rischia di amplificare le disuguaglianze: “Le differenze tra chi ha energia, acqua e tecnologia e chi non ne ha saranno ancora più profonde”.
Scuola e generazione Z: il pensiero che manca
Secondo Crepet, la scuola riveste un ruolo centrale. Tuttavia, denuncia che oggi “si limita a far ripetere” invece di insegnare a ragionare. Alla stessa maniera, la tecnologia non insegna a pensare ma a consumare. La generazione Z, sostiene, ignora le origini di ciò che utilizza e “vive dentro un sistema che si illude di essere verde, ma non lo è: è nero, perché del futuro dei ragazzi non importa nulla a chi lo governa”.
Cosa portarsi a casa dallo spettacolo
Crepet desidera che il pubblico esca con la voglia di pensare e di farsi domande, senza accontentarsi di verità preconfezionate. “Pensare non dovrebbe mai diventare un reato”. Il suo spettacolo invita a recuperare la capacità di interrogarsi, a difendere la libertà del pensiero nel tempo dell’intelligenza artificiale e dell’omologazione.
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