Amy Morrell, una insegnante di 53 anni della Meadowridge Academy di Swansea, è morta in seguito a un’aggressione subita da una studentessa di 14 anni. L’episodio è avvenuto mercoledì sera all’interno della struttura, una scuola che accoglie ragazzi tra i 12 e i 21 anni con disturbi comportamentali e difficoltà di salute mentale.
Secondo la ricostruzione delle autorità locali, la giovane avrebbe cercato di lasciare senza permesso il dormitorio. Nel tentativo di fermarla, Morrell e altri membri del personale sono intervenuti per calmarla. Durante l’intervento, la ragazza avrebbe colpito l’insegnante con un violento calcio al torace. La donna è immediatamente collassata a terra. I soccorsi sono arrivati in pochi minuti, ma nonostante il trasporto in ospedale, la 53enne è morta il giorno successivo.
La notizia ha gettato nello sconforto la comunità scolastica e l’intero personale, che ha espresso il proprio dolore per la perdita di una collega molto stimata. “Amy amava il suo lavoro e i ragazzi con cui lavorava”, ha raccontato un’amica. La studentessa, la cui identità non è stata resa pubblica per motivi legali, è stata accusata di aggressione e lesioni gravi. Giovedì mattina è comparsa davanti al tribunale minorile di Fall River, dove il giudice ha disposto ulteriori accertamenti sul suo stato psicologico. Le autorità stanno indagando anche sulle procedure di sicurezza della scuola.
La morte di Amy Morrell riaccende il dibattito sulla sicurezza del personale educativo, in particolare all’interno delle scuole che ospitano studenti con bisogni speciali. Lavorare in contesti terapeutici di questo tipo richiede competenze specifiche, formazione costante e risorse adeguate, ma anche un sostegno psicologico per chi ogni giorno si confronta con situazioni di alta tensione emotiva.
L’intera comunità di Swansea si è unita nel dolore. All’ingresso della Meadowridge Academy, nelle ore successive alla notizia, sono comparsi fiori, biglietti e candele in ricordo di Amy Morrell. Colleghi e studenti l’hanno descritta come una persona gentile, empatica e sempre pronta ad aiutare. “Era una presenza luminosa per i ragazzi – ha detto un’insegnante – e credeva profondamente nella possibilità di dare a ognuno una seconda chance.”
La vicenda, ora al centro dell’attenzione mediatica negli Stati Uniti, solleva interrogativi importanti sul delicato equilibrio tra tutela del personale e sostegno agli studenti più fragili. Un dramma che lascia dietro di sé non solo dolore, ma anche la necessità di riflettere su come le istituzioni scolastiche possano diventare luoghi realmente sicuri per tutti, senza rinunciare alla loro missione educativa.
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