A Bologna, cuore pulsante della cultura e sede della più antica università d’Europa, aleggia da secoli una leggenda che ancora oggi inquieta gli studenti: la cosiddetta “maledizione di Bologna”.
Secondo la tradizione popolare, chi frequenta l’Alma Mater non deve mai salire sulla Torre degli Asinelli prima di essersi laureato, altrimenti non riuscirà mai a concludere il proprio percorso di studi. Una superstizione che si tramanda di generazione in generazione e che, nonostante il progresso e lo spirito razionale, continua a influenzare il comportamento di molti universitari.
Ma non è l’unico tabù. Sempre legato alla città felsinea c’è il racconto sul Collegio di Spagna, istituzione storica per studenti stranieri: si dice che pronunciarne il nome ad alta voce prima di aver discusso la tesi porti sfortuna, al punto da impedire di laurearsi. Un “non detto” che circola nei corridoi e nelle aule come un avvertimento da rispettare.
La leggenda trova le sue radici nel Medioevo, epoca in cui superstizioni e credenze erano parte integrante della vita universitaria. Per secoli, infatti, lo studio a Bologna era considerato non solo un percorso accademico, ma anche un viaggio iniziatico, intriso di rituali, simboli e divieti.
Ancora oggi, tra serietà e ironia, molti studenti scelgono di rispettare queste antiche regole non scritte: meglio non sfidare la sorte, soprattutto quando si tratta di coronare anni di sacrifici e studio.
La “maledizione di Bologna” rimane così uno degli elementi più affascinanti e misteriosi della vita universitaria italiana: un filo invisibile che collega le generazioni di studenti, tra timori ancestrali e il desiderio di non lasciare nulla al caso.
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