Lunedì mattina, una decina di attivisti di Greenpeace Italia e del collettivo britannico Everyone Hates Elon hanno aperto un gigantesco striscione di 400 metri quadrati in piazza San Marco, a Venezia. La protesta era diretta contro il matrimonio tra Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e la giornalista Lauren Sanchez. Sullo striscione campeggiava la scritta: «If you can rent Venice for your wedding, you can pay more tax» («Se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, allora puoi anche pagare più tasse»).
L'organizzazione del matrimonio
Per il matrimonio, l’organizzazione ha preso in affitto l’intera isola di San Giorgio, proprio di fronte a piazza San Marco. I festeggiamenti prevedono ricevimenti esclusivi e accessi limitati. Alcune aree della città verranno chiuse, con possibili disagi per residenti e turisti. L’obiettivo della protesta è denunciare l’enorme divario sociale e climatico generato dagli stili di vita iper-lussuosi dei miliardari, responsabili in modo sproporzionato dell’aggravarsi della crisi ambientale.
Alcuni dati: Venezia ancora nel mirino
Jeff Bezos, per citare alcuni dati, possiede un megayacht da 500 milioni di dollari che da solo emette oltre 7.000 tonnellate di CO₂ all’anno – quanto centinaia di famiglie messe insieme. A questo si sommano jet privati, ville e consumi energetici fuori scala.
Simona Abbate, portavoce di Greenpeace, ha parlato di una “arroganza di pochi” che si impone sulle vite di moltissimi, costretti a convivere ogni giorno con le conseguenze della crisi climatica: siccità, alluvioni, migrazioni forzate.
E di nuovo Venezia finisce nel mirino: una città fragile, già duramente colpita dagli effetti della crisi climatica e sempre più esposta a iniziative insostenibili che ne snaturano l’identità e mettono a rischio il suo equilibrio ambientale e sociale. Venezia è, oggi più che mai, un emblema mondiale della bellezza da difendere e delle ingiustizie di un modello economico che continua a premiare chi inquina di più.
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