Il professor Tondi ha spiegato cosa s’intende per zona 1 e zona 2 e qual è la differenza tra la Carta della Pericolosità Sismica e quella della Classificazione Sismica: “Nella Carta della Pericolosità Sismica, (redatta nel 2004 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e pubblicata nel 2005), si vede chiaramente che la zona assiale dell’Appennino, al centro della quale si trova proprio L’Aquila, è una delle zone più pericolose, da un punto di vista sismico, della penisola italiana”.
Dunque: “Dalla Carta della Pericolosità Sismica deriva la Carta di Classificazione Sismica – dal 1998 di competenza regionale – strettamente correlata alle norme tecniche di costruzione in zone sismiche. Nella carta si individuano, tramite appositi criteri stabiliti da una legge nazionale, 4 zone che raggruppano le diverse aree di pericolosità sismica: la zona 1 è la più pericolosa e comprende accelerazioni al suolo che vanno da 0,250 a 0,275. Tutta la zona (di colore viola nella carta della pericolosità sismica) dell’Italia centrale dovrebbe essere quindi zona 1”.
Ma, se si osserva la carta della Classificazione Sismica, si vede che non è così.
Un fatto di cui il professore non riesce a capacitarsi: “Inspiegabilmente, la Carta della Classificazione Sismica che è legata alle norme tecniche per le costruzioni sismiche, posiziona L’Aquila in zona 2, quindi in una zona di pericolosità media, quando in realtà la pericolosità è alta. All’Aquila, quindi, sono state e vengono utilizzate, per la costruzione degli edifici, le stesse norme tecniche utilizzate in città nelle quali il terremoto non rappresenta un grave pericolo: qualcuno deve spiegare agli abruzzesi, e a tutti noi, come mai”.
Manuel Massimo