“Costruiremo un sistema univoco di valutazione, pronto per essere consultato da chiunque abbia la necessità di scegliere tra le diverse istituzioni di istruzione superiore di tutto il mondo”. È un progetto molto articolato quello descritto in una recente intervista da Jan Figel, commissario europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e la gioventù. “Il progetto nasce per modernizzare il sistema universitario europeo – spiega ancora il commissario – e un sistema moderno è anzitutto un sistema trasparente”. Un’iniezione di concorrenza, ecco la cura che si vuol somministrare per dare uno slancio al sistema accademico del vecchio continente.
“In media, le università europee – parola ancora di Figel – hanno un buon livello, ma non hanno prodotto sufficienti ricerche di livello mondiale”. Da qui, e dall’acuirsi delle differenze tra gli atenei degli stati membri, il bisogno di un incentivo all’evoluzione. Dalle parole, ai fatti. Per raccontarli, eccoci nel maggio del 2009, anno zero del progetto: “Nel maggio di quest’anno la commissione ha firmato il contratto con il consorzio vincitore del bando, lo Cherpa-Network (nel quale, nota a margine, non compaiono soggetti italiani, ndr), che in questi giorni sta già lavorando allo studio di fattibilità e ai vari test del sistema di ranking”.
Ma in cosa si differenzierà questo nuovo sistema europeo da tutti gli altri? “I sistemi di valutazione tradizionali più autorevoli, tipo il Times o lo Shanghai, sono troppo centrati sulle ricerche scientifiche prodotte”. Ne è convinto Figel, che infatti prosegue: “In questo modo da un lato rischiano di perdere di vista i programmi educativi specifici, osservando intere istituzioni formative per volta; e dall’altro escludono dal giudizio le capacità delle università di innovare, di internazionalizzarsi, di rendere i propri studenti richiesti sul mercato del lavoro, o magari di connettersi fortemente con il tessuto sociale nel quale si trovano. La nostra struttura di ranking – conclude il commissario – coprirà, invece, tutti gli aspetti, permettendo agli utenti sia di creare una classifica personalizzata in base alle proprie inclinazioni o interessi, sia di valutare i risultati di un’istituzione nei diversi campi di studio”. Un lavorone. Che, infatti, è stimato in almeno cinque anni. Conseguente, sconsolato interrogativo: basteranno questi cinque anni al sistema accademico italiano a migliorarsi tanto da non farci scrivere tra un lustro: “Nuova classifica che vai, ennesimi ultimi posti che trovi?”.