Un docente dell’Università Bicocca di Milano, specializzato in microelettronica, è stato condannato al rimborso di 619.060 euro nei confronti dell’Ateneo, in seguito a una sentenza della Corte dei Conti che ha respinto il suo ricorso ed ha confermato la decisione di primo grado, come riportato da Fanpage.it.
Le indagini, condotte nel 2017 e 2018 dalla Guardia di Finanza, hanno rilevato che il docente avrebbe percepito compensi da istituti e società estere, ma non li avrebbe fatturati direttamente. Invece, secondo quanto accertato, avrebbe fatto ricorso a “società panamensi o situate in Singapore, Albania, Svizzera e Panama” che avrebbero emesso fatture per le consulenze svolte, in modo da presentare un ammontare inferiore all’Erario.
Tra le attività coinvolte figurano collaborazioni con il Max-Planck Institute presso il CERN di Ginevra, ricerche per il Politecnico federale di Losanna, seminari per aziende tecnologiche e cessione di materiali scientifici coperti da accordi di riservatezza, per una somma complessiva di circa 619mila euro.
Era già stato versato parte dell’importo tramite dichiarazioni integrative, ma la Corte dei Conti ha ritenuto che la condotta fosse “abituale e sistematica” e priva di qualsiasi autorizzazione da parte dell’Ateneo. La conclusione della corte d’appello ha quindi confermato la responsabilità del docente nel suo complesso.
Adesso l’Università Bicocca potrà avanzare la richiesta formale di recupero della somma, mentre rimangono aperti i riflessi dell’intera vicenda in termini di correttezza accademica e trasparenza nel rapporto tra mondo universitario e consulenze estere.
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