Umiliava in classe uno studente che poi si tolse la vita: prof di matematica a processo

Umiliazioni e punizioni subite in classe, soprattutto durante le lezioni di matematica, che alla fine lo hanno spinto al suicidio. È con questa sconcertante ipotesi che ad aprile in Corte d’Assise a Roma si aprirà il processo per istigazione al suicidio riguardo al caso di uno studente di 17 anni che nel 2019 frequentava l’istituto magistrale Rousseau e che l’11 luglio dello stesso anno decise di togliersi la vita.

L’accusa: abuso di mezzi di coercizione

Sul banco degli imputati ci sarà anche il professore di matematica del ragazzo che, secondo quanto hanno accertato gli inquirenti, avrebbe tenuto negli anni comportamenti vessatori nei confronti dello studente. Per questo l’accusa dalla quale il docente dovrà difendersi sarà quella di abuso di mezzi di correzione aggravato dalla morte.

Le testimonianze dei compagni

Le indagini – come racconta Repubblica – hanno evidenziato come il 17enne, con evidenti problemi di apprendimento, venisse preso in giro davanti ai suoi compagni di classe dal docente durante le ore di lezione. Sono stati proprio gli altri studenti a confermare questa circostanza agli inquirenti raccontando di umiliazioni che lo studente avrebbe subito in aula quando dietro la cattedra c’era proprio l’insegnante di Matematica.

La denuncia dei genitori

Non è escluso però che ad influire sulla decisione di uccidersi da parte dello studente abbiano pesato anche altre situazioni: era un ragazzo fragile, soffriva di alcuni disturbi specifici e ad alcuni compagni aveva più volte confessato le sue difficoltà. Una situazione a cui era a conoscenza anche l’insegnante di matematica ma che non hanno impedito al docente, secondo la tesi dell’accusa, di sbeffeggiarlo in più di un’occasione. Anche i genitori del 17enne si erano accorti che qualcosa non andasse a scuola e per questo avevano presentato una denuncia. Adesso sarà il processo, la cui prima udienza è prevista per metà aprile, a fare luce sulla vicenda.

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