Comunicazione e lavoro: il digitale cambia le regole
Il settore della comunicazione è oggi tra i più dinamici, innovativi e richiesti dal mercato del lavoro. In un contesto in cui tutto – dai rapporti personali alle decisioni d’acquisto – passa attraverso i contenuti online, le competenze comunicative diventano centrali in ogni ambito: dal marketing alle risorse umane, dalla politica al giornalismo.
Con l’esplosione dei social media, delle piattaforme video e dell’intelligenza artificiale, anche i profili professionali si sono trasformati. Il risultato? Figure ibride, creative e iper-tecniche. Tra tutte, quella del social media manager è una delle più ambite e in evoluzione.
Chi è (davvero) il social media manager oggi
Per molti giovani, diventare social media manager è un obiettivo concreto. Ma chi svolge davvero questa professione sa che non si tratta solo di “postare foto” o scrivere caption.
Come racconta Mariano Tredicini, Esperto di comunicazione digitale e analisi dei dati: “la comunicazione oggi passa quasi interamente attraverso il digitale. I social si basano su un modello ‘media paid’: la portata organica è limitata, quindi è indispensabile investire in advertising. La differenza la fa il contenuto, che deve essere in linea con le tendenze del momento”.
La figura del social media manager si è evoluta in modo drastico: oggi deve saper scrivere, analizzare dati, usare tool grafici, pianificare campagne e sfruttare l’intelligenza artificiale. Un mix di creatività e analisi, istinto e strategia.
Formazione e competenze: cosa serve per lavorare nella comunicazione
Se in passato bastava una laurea generica in comunicazione, oggi le aziende cercano profili formati in modo più specifico. I percorsi più richiesti includono:
- Lauree in comunicazione digitale, marketing, design della comunicazione
- Master in digital strategy, branded content, AI & media
- Conoscenze di strumenti come Meta Business Suite, Canva, Figma, Google Analytics
- Familiarità con l’analisi dati e le metriche di engagement
Ma più di tutto, conta la formazione continua. Come sottolinea Tredicini: «Per restare rilevanti, bisogna stare sul pezzo e aggiornarsi costantemente»
Creatività, analisi, responsabilità: cosa c’è dietro un post
Un singolo contenuto può generare migliaia di visualizzazioni o… un boomerang reputazionale.
“I brand devono monitorare costantemente il sentiment dei consumatori. Un esempio emblematico è il caso Justine Sacco, che ha perso il lavoro dopo un tweet. Serve consapevolezza, perché ogni post lascia traccia”.
E non vale solo per i professionisti: anche i recruiter aziendali controllano sempre più spesso i social dei candidati. Una foto, un commento fuori luogo, possono influenzare una selezione.
Il futuro della comunicazione passa di qui
Per chi si affaccia al mondo del lavoro, il consiglio è chiaro:
“Siate umili e pronti ad apprendere ogni giorno. Dopo la maturità, inizia il vero percorso: quello fatto di aggiornamento continuo. Coltivate le vostre passioni, qualsiasi esse siano: faranno la differenza”.
In un mondo che cambia alla velocità di un algoritmo, la comunicazione non è solo una soft skill, ma un mestiere a tutti gli effetti. E il social media manager ne è, oggi, una delle figure chiave.
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