Malattie delle piante, crisi climatica, sostenibilità alimentare: l’agricoltura di oggi è un laboratorio di sfide globali. In un’epoca in cui il cibo è al centro di politiche ambientali, sanitarie e industriali, formare nuovi professionisti agrari significa anche formare custodi del territorio. Ne abbiamo parlato con il professor Giorgio Balestra, docente di Patologia vegetale e presidente del corso triennale in Scienze Agrarie all’Università della Tuscia.
Che cos’è la patologia vegetale e perché è importante nel contesto agrario?
La patologia vegetale studia le malattie delle coltivazioni agrarie, analizzando microrganismi e parassiti responsabili di danni alle produzioni. L’obiettivo è proteggere le filiere e la salute dei consumatori, riducendo l’uso di prodotti chimici. Il nostro gruppo lavora a strategie ecosostenibili su colture ortive (pomodoro), frutticole (ulivo, vite, nocciolo) e cerealicole, affrontando anche le sfide legate al cambiamento climatico.
Quanto incidono i cambiamenti climatici sulle malattie delle piante?
In modo significativo. Le variazioni di temperatura e umidità favoriscono patologie prima rare o assenti. Alcuni parassiti si adattano a stagioni o condizioni finora sfavorevoli, come grandinate o ritorni di freddo, aumentando i rischi per le colture.
Cosa significa studiare Scienze Agrarie oggi?
Significa occuparsi di tutela ambientale, biodiversità, risparmio idrico e contrasto alla desertificazione. Si impara a gestire tutta la filiera agroalimentare, con un’attenzione centrale alla sostenibilità e alla valorizzazione del Made in Italy.
Quali materie si studiano e quali indirizzi sono previsti?
Il primo anno prevede materie di base (matematica, fisica, chimica). Poi si può scegliere tra percorsi agronomico, agro-ambientale o biotecnologico. La laurea triennale fornisce competenze già spendibili nel lavoro, mentre la magistrale forma figure più specializzate.
Quali sono le principali difficoltà per gli studenti del primo anno?
Oltre alla complessità delle materie, è fondamentale sviluppare curiosità e spirito critico. Per questo proponiamo molte attività pratiche in campo e visite a realtà produttive, per far comprendere la filiera e il ruolo centrale dell’agronomo.
Come incidono le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale?
Molto. Il nostro dipartimento è tra i Dipartimenti di Eccellenza (2023–2027) con il progetto “DIVERSO” (Digitali, Intelligenti, Verdi e Sostenibili). Grazie a queste risorse offriamo stage e collaborazioni con imprese, enti pubblici e professionisti. Oltre il 90% dei laureati trova lavoro in pochi mesi.
Qual è il legame tra Scienze Agrarie e ristorazione?
Stretto. Studiamo la conservazione e shelf-life degli alimenti, puntando a ridurre sprechi e imballaggi. Offriamo corsi in gastronomia ed enogastronomia per formare figure capaci di connettere agronomia e ristorazione.
Circolano fake news nel vostro ambito? Come le contrastate?
Sì, su ingredienti o etichette. Con la nostra “terza missione” trasferiamo conoscenza scientifica a cittadini e media, promuovendo informazione corretta e contrastando la disinformazione.
Che rapporto c’è tra agricoltura e salute umana?
Diretto. La PAC europea prevede entro il 2030 il dimezzamento di pesticidi e sprechi, e un aumento del 30% delle superfici biologiche. Tutto ciò tutela salute, alimenti e ambiente.
Un consiglio a chi vorrebbe iscriversi ma è ancora indeciso?
Studiare a Scienze Agrarie Ambientali alla Tuscia significa imparare sul campo, essere curiosi e aperti. È un percorso che contribuisce al benessere della società e apre a un futuro professionale ricco di sfide e soddisfazioni.
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