Ma la protesta si è svolta in maniera pacifica e i manifestanti non hanno neppure visto il presidente della Camera. “Lo schieramento delle forze dell’ordine era ingente – ha spiegato una ragazza dell’Onda – noi volevamo soltanto chiedere a Fini perché in Parlamento i decreti sull’Università siano stati fatti passare col meccanismo della fiducia e senza dibattito”.
La contestazione ha suscitato una ridda di reazioni polemiche da parte di esponenti della maggioranza di governo, anche se il diretto interessato “bersaglio” degli attacchi ha minimizzato l’accaduto: “Una manifestazione di protesta ampiamente prevista ed era ampiamente prevedibile che fosse così scarso il numero dei partecipanti”. E a chi gli chiedeva se fosse infastidito per la contestazione, Fini replicava serafico: “No, per niente”.
La solidarietà della Gelmini. “Desidero esprimere la mia solidarietà al presidente Gianfranco Fini per le contestazioni di oggi: l’università è sempre il luogo del dialogo e dello scambio di idee. Il presidente Fini, nel suo ruolo istituzionale, rappresenta tutti i cittadini italiani e per questo risulta ancor più inaccettabile quanto accaduto oggi nell’ateneo romano”. Questa la dichiarazione rilasciata in una nota dal ministro di Istruzione, Università e Ricerca Mariastella Gelmini.
Dal canto suo l’esponente dei Verdi Paolo Cento ha affermato che: «Fischiare un leader politico non è un reato e non può essere il pretesto per una campagna di criminalizzazione del movimento studentesco dentro la Sapienza di Roma. Sono mesi – aggiunge – che il centrodestra utilizza ogni contestazione per richiamare le istituzioni a scelte repressive contro l’ateneo romano». «È evidente – conclude Cento – che la capacità del Movimento studentesco di contrastare la Riforma Gelmini e di costringere la maggioranza ad un passo indietro sull’università continua a non far dormire sonni tranquilli ad alcuni esponenti del governo».
Manuel Massimo