Riscatto di laurea: sì o no? Se ne parla da anni, ma i numeri restano bassi. Pochi lavoratori scelgono di farlo, spesso frenati da una normativa complessa e da una certa resistenza culturale. In Italia, si è generalmente preoccupati per il futuro pensionistico, ma poco inclini ad attivarsi per tempo con strumenti integrativi. Eppure, in alcuni casi il riscatto può davvero fare la differenza.
Secondo stime (forse ottimistiche), il 60% di chi potrebbe riscattare la laurea ci starebbe seriamente pensando: si parla di oltre 2 milioni di italiani. Ma tra costi non sempre chiari, simulazioni da fare e leggi che a volte si contraddicono, capire se conviene davvero non è semplice. E in certi casi, si rischia persino di dover lavorare di più, non di meno.
Che cos’è il riscatto della laurea
Il riscatto di laurea è uno strumento dell’INPS che consente di trasformare gli anni di studio universitario – purché conclusi con il titolo – in anni contributivi, validi per la pensione. Può servire sia ad anticipare l’uscita dal lavoro, sia ad aumentare l’importo dell’assegno previdenziale.
Si possono riscattare:
- lauree triennali, magistrali, a ciclo unico;
- diplomi universitari pre-riforma;
- dottorati di ricerca e diplomi di specializzazione;
- titoli AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) post-2005;
- diplomi ITS Academy.
Non si possono riscattare gli anni fuori corso, né i periodi già coperti da altri contributi (obbligatori o figurativi). Nel caso di studi all’estero, il titolo deve essere riconosciuto ai fini previdenziali dal Ministero dell’Università.
Ordinario o agevolato: le differenze
Nel 2025 esistono due modalità di riscatto.
Riscatto ordinario
Si calcola in base al reddito lordo annuo. L’aliquota è del 33% per i dipendenti e del 24% per gli autonomi. Il costo cresce con l’aumentare del reddito, ma è interamente deducibile dal reddito IRPEF.
Riscatto agevolato
È disponibile per chi ha contributi solo dal 1996 in poi, quindi nel sistema pensionistico completamente contributivo. Il costo è fisso e basato sul minimale contributivo: nel 2025 è pari a 6.123 euro l’anno. È detraibile al 50% o al 19% se sostenuto per familiari a carico. Si può pagare anche in 120 rate senza interessi.
Una volta scelto il tipo di riscatto e avviato il pagamento, non è possibile cambiare modalità.
Chi può richiederlo e quando
Possono fare domanda:
- coloro che hanno conseguito un titolo universitario;
- chi ha periodi di studio non già coperti da contributi;
- chi ha almeno un contributo versato in una gestione previdenziale.
I disoccupati possono accedere al riscatto, ma solo se non risultano iscritti ad alcuna gestione obbligatoria, inclusa quella separata.
È possibile riscattare più titoli, anche se conseguiti prima del 1997, a patto che siano stati ottenuti dopo il 12 luglio 1997.
Quanto costa nel 2025
Il costo varia molto a seconda del metodo scelto e del reddito.
- Riscatto agevolato: 6.123 euro per ogni anno di studio. Per quattro anni si spendono 24.492 euro lordi, che scendono a circa 12.246 euro netti con la detrazione.
- Riscatto ordinario: esempio su reddito lordo di 32.170 euro → 10.616 euro per anno. Totale per quattro anni: oltre 42.000 euro.
Per chi è nel sistema retributivo (pre-1996), si usa il metodo della “riserva matematica”: un calcolo complesso che tiene conto di età, sesso e retribuzione, e che può generare costi anche molto elevati.
Quando conviene davvero
Il riscatto può essere un buon investimento previdenziale, ma non è una soluzione universale.
Conviene se:
- si è giovani e con una lunga carriera contributiva davanti;
- si ha un reddito contenuto e si opta per l’agevolato;
- si vuole raggiungere prima il requisito contributivo minimo (es. 20 anni);
- si punta a una pensione più alta nel sistema contributivo.
Potrebbe non convenire se:
- si è già vicini alla pensione;
- si è entrati nel mondo del lavoro dopo i 30;
- si rischia di perdere il diritto alla pensione anticipata (es. passando da contributivo a misto);
- si ha già una posizione previdenziale forte, per cui il riscatto aggiunge poco valore.
Un caso limite: chi ha diritto alla pensione anticipata contributiva (64 anni + 20 di contributi), ma ha studi pre-1996, rischia – con il riscatto – di “uscire” dal sistema contributivo puro, perdendo il diritto all’anticipo e lavorando di più.
Come fare domanda
La richiesta si presenta online tramite il portale INPS con SPID oppure tramite un patronato. L’INPS ha 85 giorni per rispondere con la comunicazione dell’importo.
Come si paga
È possibile versare l’intero importo in una sola soluzione, oppure dilazionare il pagamento in 120 rate mensili a tasso zero. Il pagamento avviene tramite circuito pagoPA, anche in tabaccheria, online banking o addebito diretto.
Una scelta da fare con attenzione
Il riscatto della laurea non è un’opzione da prendere alla leggera. È un investimento economico importante, che può portare vantaggi fiscali e previdenziali, ma anche penalizzazioni se scelto senza un’attenta valutazione.
L’INPS mette a disposizione un simulatore gratuito sul proprio sito: usarlo è il primo passo per capire se davvero, in base alla propria storia lavorativa, vale la pena convertire gli anni di studio in anni di pensione.
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