Referendum contro la Buona Scuola: servono 500.000 firme

Serviranno 500.000 firme per arrivare al referendum sulla Buona Scuola. Sono partiti in 14: si sono moltiplicati durante le manifestazioni di protesta contro la riforma. E ora si organizzano per raggiungere l’obiettivo finale. Sono insegnanti,  collaboratori scolastici, personale Ata, i protagonisti della raccolta firme per il referendum abrogativo contro la Buona Scuola.

Il quesito referendario è stato depositato in Cassazione e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 luglio; la raccolta delle firme è iniziata lunedì 20.

«Leadership alla scuola» – questo il nome del comitato, con a capo Daniela Margiotta, membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione – non si lascia scoraggiare dalla chiusura estiva delle scuole e dal deserto cittadino: la raccolta firme, infatti, viaggia veloce sui gruppi Whatsapp e Facebook, sui portali web e sulla piattaforma Change.org. Il comitato, inoltre, ha mandato materiale specifico a alle rsu, segreterie provinciali, regionali e nazionali dei sindacati della scuola, chiedendo aiuto. E si punta anche alle associazioni di genitori e studenti.

«Presto allestiremo banchetti un po’ in tutte le città» dice Anna Russo, referente del movimento, docente di sostegno in una primaria a Napoli. Sul fronte sindacale, comunque, è contraria la Gilda: «La battaglia referendaria contro la riforma della scuola può essere vinta soltanto unendo tutte le forze dell’associazionismo, del sindacato e della politica. La posta in gioco è troppo alta e iniziative portate avanti da comitati improvvisati o da politici in cerca di visibilità rischiano di rivelarsi un boomerang: la cassazione dei quesiti o, peggio ancora, una sconfitta referendaria potrebbe solo rafforzare le ragioni della cosiddetta Buona Scuola», si legge nel comunicato del sindacato, che ribadisce la necessità di procedere all’organizzazione in tempi brevi di un comitato unitario per l’indizione di un referendum abrogativo di parti fondamentali della legge 107/2015 sostenuto da una solida consulenza giuridica a livello nazionale.

I Cobas, infine, «appoggeranno»: non ritengono, però, il referendum «lo strumento principe di lotta». «Siamo per una guerriglia tipo Vietnam – dice Massimo Montella, responsabile dei Cobas Napoli – con boicottaggio dei comitati di valutazione, delle prove Invalsi, scioperi già a partire dal primo giorno di scuola».

Intanto la Cgil sta «concordando le azioni con le altre organizzazioni. Non escludiamo una grande manifestazione in autunno, come quella che in maggio ha portato in piazza decine di migliaia di persone», dice Mimmo Pantaleo. Sulla stessa linea ci sono gli studenti: «Saboteremo l’applicazione della riforma», dice l’Uds, che annuncia un autunno caldo.

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